"Scienza e Professione"
Mensile di informazione e varie attualita' - Reg.
Trib. Roma n. 397/2004 del 7/10/2004
Resp.: Daniele Zamperini O.M. Roma
19738 - O. d. G. Lazio e Molise 073422
Fibromialgia: muscoli e tendini alla ricerca di una terapia.
Per fibromialgia si intende una sindroma clinica caratterizzata da dolore spontaneo e/o
provocato a livello dell'apparato muscolare, legamentoso e tendineo, associato a
rigidità. Le zone più colpite sono il collo e le spalle, la zona dorso-lombare e talora
la coscia. La sindrome colpisce più
frequentemente donne e non ha una causa riconosciuta. Il dolore può essere localizzato ad
una zona particolare, associato a rigidità e contratture muscolari, oppure diffuso a più
distretti. La palpazione di alcune zone (trigger points) esacerba il quadro doloroso. La
sindrome va differenziata da altre patologie di tipo muscolo-scheletrico:
gli esami di laboratorio sono negativi per flogosi e quelli radiologici possono mostrare
alterazioni artrosiche ma non sono di aiuto nella diagnosi.
L'andamento della malattia è capriccioso: spesso vi è un'apparente risoluzione spontanea
con successive riaccensioni.
Il trattamento ottimale non è chiaro. Una revisione della letteratura conclude che gli
studi clinici al riguardo sono limitati dal fatto di essere di breve durata e di qualità
non ineccepibile. In ogni caso i dati disponibili suggeriscono una certa efficacia dei
triciclici a basse dosi, dell'esercizio fisico, della terapia cognitiva comportamentale e
della educazione del paziente.
Altre terapie proposte, come per esempio l'iniezione dei trigger points con anestetici o
steroidi, non sono state adeguatamente valutate.
Goldenberg DL et al. Management of Fibromyalgia Syndrome
JAMA. 2004 Nov 17; 292:2388-2395.
Commento
Vari fattori possono fungere da momenti scatenanti: esposizione al freddo, stress,
infezioni virali, ecc. In molti casi vi è un sottostante terreno di ansia, depressione o
tendenza alla somatizzazione. La diagnosi, come s'è detto, è di esclusione. Un utile
criterio ex-juvantibus è la scarsissima risposta agli antinfiammatori, anche se non si
può escludere che singoli pazienti ne possano trarre un certo beneficio.
La prognosi è comunque benigna anche se la qualità di vita del paziente risulta
inevitabilmente compromessa e gli alterni risultati ottenibili con
la terapia lo preoccupano al punto che spesso vagabonda da uno specialista all'altro in
cerca di una improbabile soluzione.