"Scienza e Professione"
Mensile di informazione e varie attualita' - Reg.
Trib. Roma n. 397/2004 del 7/10/2004
Resp.: Daniele Zamperini O.M. Roma
19738 - O. d. G. Lazio e Molise 073422
Omeprazolo potenzia la chemioterapia nei tumori
Partirà nel 2005 la sperimentazione clinica sull'uomo di un trattamento
a base di farmaci inibitori delle pompe protoniche (omeoprazolo e simili) che,
somministrato prima della chemioterapia, sarebbe in grado di rendere i tumori più
sensibili alla terapia stessa.
Un trattamento a base di omeoprazolo, un farmaco che normalmente si usa per l'ulcera
gastrica, se somministrato un giorno prima della chemioterapia antitumorale, potrebbe
migliorare l'efficacia della cura, riducendone oltretutto il livello di tossicità. Si
tratta, infatti, di un farmaco che, modulando l'acidità delle cellule tumorali, riesce a
rendere sensibili ai chemioterapici i tumori ad essi resistenti. A questa conclusione sono
giunti i ricercatori dell'Istituto Superiore di Sanità dopo aver condotto uno studio,
condotto in vitro e su modelli animali, pubblicato sul Journal of National Cancer
Institute. I risultati vanno confermati dalla sperimentazione clinica nell'uomo
programmata per il 2005. Tra i meccanismi di resistenza ai farmaci, infatti, l'acidità
svolge un ruolo di primaria importanza, essendo la gran parte dei farmaci, inclusi quelli
antitumorali, facilmente neutralizzabili dall'ambiente acido". L'omeoprazolo e d
altri PPI(rabeprazolo, esomeprazolo, lansoprazolo e pantoprazolo), attualmente utilizzati
nel trattamento dei sintomi della malattia peptica, esplicano la loro azione antiacida
inibendo le pompe (proteine della membrana della cellula) che regolano il pH cellulare.
L'ambiente in cui si sviluppa un tumore maligno è acido e, quindi, potenzialmente in
grado di attivare questi farmaci, i quali, innalzando il pH tumorale, riescono ad inibire
il meccanismo di resistenza ai chemioterapici. I risultati
dell'indagine hanno pienamente confermato questa ipotesi: infatti, il trattamento con
omeoprazolo od i suoi analoghi ha mostrato di saper rendere cellule tumorali, prima
resistenti ai chemioterapici, sensibili all'azione degli stessi, soltanto, però, se il
trattamento con PPI avviene 24 ore prima dell'inizio della chemio. I ricercatori hanno
inizialmente sperimentato questi farmaci su linee cellulari umane (in gran parte fornite
dall'Istituto Nazionale per la Cura dei Tumori di Milano), derivate da pazienti affetti da
tumori di varia origine, di cui era stata appurata in precedenza la chemioresistenza. Il
risultato ha mostrato che un pre- trattamento a base di PPI riusciva ad aumentare
notevolmente l'effetto di alcuni agenti chemioterapici, quali cisplatino, 5-fluoracile,
vinblastina e doxorubicina. Gli studi sul meccanismo responsabile di tale effetto hanno
mostrato che i PPI incrementavano il pH, sia dell'ambiente extracellulare che di quello
intracellulare, inducendo inoltre un aumento della permanenza del farmaco chemioterapico.
Gli studi hanno compreso anche una parte in vivo, utilizzando un modello costituito da
topi SCID (Severe Combined Immunodeficiency), nei quali sono state inoculate cellule
tumorali umane che crescevano nel topo sotto forma di tumore cutaneo. Una volta
sviluppatosi il cancro umano, ai topi è stato somministrato omeoprazolo per via orale e
il giorno successivo il chemioterapico per via sistemica. I ricercatori hanno, quindi,
potuto osservare che negli animali pre - trattati con omeoprazolo la crescita tumorale
veniva inibita, con la conseguente formazione di un'ampia area di necrosi a livello del
tessuto tumorale. I topi, inoltre, non mostravano alcun segno di tossicità, confermando,
quindi, la capacità dei PPI di ridurre gli effetti collaterali, ben noti, dei
chemioterapici.
Fonte: Istituto Superiore di Sanità
Link: http://progetti.iss.it/pres/comu/comu.php?id=225