"Scienza e Professione"
Mensile di informazione e varie attualita' - Reg.
Trib. Roma n. 397/2004 del 7/10/2004
Resp.: Daniele Zamperini O.M. Roma
19738 - O. d. G. Lazio e Molise 073422
I farmaci generici: una diffidenza non del tutto ingiustificata
E noto come lavvento dei farmaci generici, molto diffusi in altre nazioni,
abbia riscontrato in Italia un atteggiamento di perplessita se non addirittura di
ostilita da parte della classe medica.
Questa reazione e in parte legata a motivi "psicologici" e in parte a un
atteggiamento di sospetto e di sfiducia del medico verso un farmaco di cui non si sente
completamente "padrone".
E importante analizzare quindi alcune problematiche che investono i farmaci generici
onde comprendere meglio i motivi di un atteggiamento tendenzialmente negativo.
Il farmaco generico e, palesemente, assai gradito alle autorita governative e
agli Enti erogatori di prescrizioni in quanto tendenzialmente portatore di benefici
economici.
Ma cose un farmaco generico? E veramente "uguale" al
corrispondente farmaco di marca?
In realta, in base alle normative vigenti in Italia, i farmaci "generici" sono per definizione "essenzialmente simili" al prodotto di marca originale ma non per questo perfettamente uguali.
[ Per chiarire la terminologia:
- Biodisponibilta': parametro biochimico che misura le curve di concentrazione
ematica del principio attivo utilizzando il parametro "area sotto la curva" e
altri parametri accessori ("concentrazione di picco massimo" e "tempo di
picco massimo").
- Bioequivalenza: equivalenza media di due farmaci aventi profilo di
bionisponibilita' accettabilmente simile (compreso circa nel 20% in piu' o meno dell' Area
sotto la curva).
- Equivalenza terapeutica: parametro presunto in base ad una bioequivalenza media
compresa nei parametri di accettabilita'.
Per una valutazione dettagliata dei parametri statistici, consultare i links in fondo alla
pagina].
La somiglianza prescritta per il farmaco generico si verifica allorche, rispetto
al farmaco di riferimento, il "generico" abbia una stessa composizione
quali-quantitativa in principio attivo e la stessa forma farmaceutica; ("equivalenza
farmaceutica") e presenti "bioequivalenza" rispetto al farmaco di
riferimento. Se un generico presenta una equivalenza farmaceutica e una bioequivalenza
rispetto al farmaco di riferimento, puo' essere considerato "essenzialmente
simile" a questo.
Da tale similitudine viene presunta una equivalenza terapeutica che puo'
verificarsi sia utilizzando degli "equivalenti farmaceutici" in senso stretto
(cioe farmaci chimicamente e farmacologicamente perfettamente uguali
alloriginale, sia "alternative farmaceutiche" che differiscono
dalloriginale per la forma chimica della frazione terapeutica (ad esempio una
diversa salificazione o esterificazione del principio attivo) o per la tecnologia
farmaceutica impiegata (ad esempio capsule invece di compresse, granulato anziche
gel e cosi via).
La maggior parte dei prodotti generici registrati in Italia appartiene al primo di questi due gruppi.
Bioequivalenza, biodisponibilita', equivalenza terapeutica
Il concetto di bioequivalenza, non del tutto chiaro per chi non e' addentro al settore,
e uno di motivi di perplessita per i medici prescrittori.
Le leggi di riferimento sono il D.leg. 323/1996 convertito in Legge 425/1996.
La "bioequivalenza" tra farmaco di riferimento e generico viene
valutata essenzialmente mediante lo studio della "biodisponibilita' ",
che ne costituisce preliminare indispensabile. La bioequivalenza, a sua volta,
costituirebbe presupposto per presumere una probabile "equivalenza
terapeutica".
La valutazione di biodisponibilita di un prodotto generico rispetto
alloriginale viene valutata in base ad una serie di parametri chimici e fisiologici,
con procedure semplificate rispetto alla registrazione del farmaco originale. In
particolare la biodisponibilita di un prodotto farmaceutico viene valutata dal
profilo medio delle curve concentrazione-tempo del principio attivo misurato su un
campione di soggetti, generalmente volontari sani, e utilizzando il parametro "area
sotto la curva" come indicatore della quantita di farmaco reso biodisponibile;
vengono considerati anche altri parametri: la "concentrazione di picco massimo"
e il "tempo di picco massimo" come indicatore di velocita in cui il
principio attivo e reso disponibile.
Viene presunto che due prodotti con profili di biodisponibilita sufficientemente
simili (e quindi "bioequivalenti") siano anche "equivalenti dal punto di
vista terapeutico".
In altre parole l' "equivalenza terapeutica" viene presunta in base ad una
bioequivalenza tra i due farmaci confrontati. (Per definizione infatti il farmaco generico
deve essere "bioequivalente" rispetto al prodotto di riferimento).
Occorre sottolineare che gli studi tendenti a misurare la bioequivalenza dei prodotti non utilizzano parametri clinici di efficacia ma si limitano a confrontare la biodisponibilita sistemica di due prodotti, che puo' essere simile ma non uguale, in quanto ci si basa sul concetto che due prodotti farmaceutici, pur avendo un profilo di disponibilita anche diverso (purche' compreso in un certo ambito), possano essere equivalenti anche sul piano terapeutico. Le norme internazionali, infatti, stabiliscono un range di variabilita convenzionale come "intervallo accettabile" di bioequivalenza.
Questo intervallo di variabilita' accettabile, indipendentemente dalla classe
farmacologia del principio attivo e dal parametro farmacocinetico considerato, e
fissato a livello internazionale nel range tra 080-1,25 quando si considera la media dei
rapporti individuali tra area sotto la curva del farmaco testato e area sotto la curva
della formulazione standard o, dopo alcune correzioni statistiche, entro la percentuale
del 20% in piu' o in meno.
L' entita' di questa variazione accettabile e stata stabilita in base al concetto
che la variabilita individuale della risposta terapeutica e generalmente molto
ampia, anche piu ampia del range di variabilita fissato per il test di
bioequivalenza.
Diversi Autori, tuttavia, hanno sottolineato il fatto che, almeno per alcuni farmaci
aventi una "finestra terapeutica" molto stretta, lattuale convenzionale
intervallo di bioequivalenza potrebbe essere troppo ampio e percio inadeguato a
garantire con sufficiente affidabilita che due prodotti bioequivalenti siano anche
terapeuticamente equivalenti.
E' possibile quindi affermare che la metodologia utilizzata attualmente negli studi di bioequivalenza, consente di stimare la "bioequivalenza media" e la "bioequivalenza di popolazione" ma non consente di valutare la "bioequivalenza individuale".
In base a questa considerazione il medico e il paziente che utilizzino un farmaco
"bioequivalente" possono aspettarsi un risultato terapeutico "mediamente
equivalente" nella popolazione complessiva degli utilizzatori, ma non e' possibile
fornire informazioni circa la probabilita che la risposta del singolo paziente alle
due formulazioni diverse (farmaco di riferimento e generico bioequivalente) sia la stessa.
Il problema e particolarmente sentito, come gia' detto, per i farmaci ad uso cronico
dotati di scarsa maneggevolezza e di basso indice terapeutico.
Pur rimanendo quindi valido genericamente il concetto di sostituibilita tra il
farmaco di riferimento e un farmaco generico bioequivalente e evidente come possa
essere importante per il medico conoscere, per i singoli prodotti alternativi, il range di
scostamento dei parametri di confronto onde poter eventualmente scegliere il prodotto che
piu si avvicina a quello di riferimento.
Inoltre questa variabilita "interna" tra farmaci
generici non permette un diretto confronto tra di loro in quanto essi vengono confrontati
esclusivamente con la specialita' di riferimento e non e possibile estrapolare
automaticamente una equivalenza tra di loro. Il concetto di bioequivalenza non gode
della proprieta' transitiva: non e' possibile affermare, senza una verifica diretta, che
due prodotti, ciascuno bioequivalente con lo stesso standard di riferimento, siano
bioequivalenti tra di loro.
Questo problema ovviamente e uno dei maggiori ostacoli alla libera
sostituibilita del prodotto da parte dei farmacisti con prodotti equivalenti.
Il problema degli eccipienti
La normativa vigente, basata sul DL 323 del 20/06/96 stabilisce che i generici debbano avere
"la stessa composizione quali-quantitativa in principi attivi, la stessa forma
farmaceutica e le stesse indicazioni terapeutiche.". Non vengono dettate norme,
invece, per quanto riguarda la composizione degli eccipienti.
Il problema non e di poco conto, soprattutto per quanto riguarda alcune forme
farmaceutiche quali i granulati, le soluzioni orali, ma, in una certa misura anche le
compresse.
Questo perche la pratica medica e diventata sempre piu sensibile, in
questi anni, ai problemi di allergia o di generica intolleranza ai diversi tipi di
sostanza.
Laumentata diffusione di patologie che impongono restrizioni alimentari o evitamento
di sostanze particolari ha fatto si' che si presti sempre piu' attenzione a questo
problema.
In base alla normativa attuale e quindi facilmente ipotizzabile che due farmaci, pur
essendo tra loro bioequivalenti dal punto di vista del principio attivo, possano
presentare invece differenze e problemi notevoli per quanto riguarda la composizione dei
loro eccipienti.
Non e impossibile immaginare, ad esempio, che un medico prescriva un farmaco
granulato ad un diabetico in quanto a conoscenza che la specialita' di riferimento non
contiene zucchero o altre sostanze nocive a quel particolare paziente; una sostituzione
del farmaco fatto "alla cieca" dal farmacista o da un altro operatore potrebbe
invece, inconsapevolmente, sostituire quel prodotto con uno bioequivalente ma dolcificato
con zucchero, con conseguente inspiegabile alterazione dell' equilibri glicemico.
Sono parecchie altre le sostanze che impongono particolare attenzione: i pazienti affetti
da morbo celiaco, ad esempio, devono evitare lamido di grano (spesso utilizzato come
eccipiente di compresse e capsule).
Anche altri dolcificanti (oltre allo zucchero) presentano controindicazioni per alcune
categorie di pazienti: e' noto ad esempio che la saccarina puo' provocare allergia
crociata con i sulfamidici, e che l' aspartame e' controindicato nei soggetti affetti da
fenilchetunuria.
Una sostituzione "selvaggia" del prodotto provocherebbe quindi facilmente una
serie di disturbi iatrogeni legati a somministrazione involontaria dei principi proibiti.
Si andrebbe incontro ad una serie di problemi, anche di responsabilita
professionale, di incerta soluzione: chi potrebbe essere responsabile, ad esempio, dello
scompenso di un diabetico o di una reazione allergica per un paziente a cui e stato
prescritto correttamente un farmaco privo della sostanza dannosa, ma sostituito, in un
iter successivo, con un farmaco "bioequivalente"?
Il farmacista, del resto, non puo ne deve effettuare una diagnosi ne
entrare nel merito di una scelta terapeutica, lunico a rimetterci sarebbe quindi, in
definitiva, il paziente.
Sarebbe percio auspicabile una serie di modifiche alla normativa attualmente
vigente:
-Restringere il range di variabilita ammesso per i criteri di bioequivalenza o,
in alternativa, obbligare le aziende produttrici di farmaci generici a pubblicare i dati
di bioequivalenza del loro prodotto rispetto allo standard di riferimento. Questo sistema
consentirebbe al medico di scegliere piu oculatamente e obbligherebbe le aziende di
migliorare al massimo la qualita del loro prodotto.
- Regolamentare anche la tipologia degli eccipienti: si potrebbe ad esempio stabilire che
le aziende che vendono generici con eccipienti diversi dalloriginale segnalino
esplicitamente e in modo ben leggibile anche dal profano, queste loro differenze in modo
che il paziente possa tenerne conto per le sue particolari situazioni.
In mancanza di accorgimenti del genere e comprensibile latteggiamento di
diffidenza che molti medici hanno ancora verso i farmaci generici e verso la
possibilita di sostituzione indifferenziata dei farmaci stessi tra di loro.
Daniele Zamperini
-EMEA-26 Julie 2001-Note for guidance on the investigation of bioavailability and
bioequivalence
-http:// biocfarm.unibo.it/deponti /didattica/bioequivalenza.PDF
-www.salvelocs.it/farmacigenerici.HTM
-http://www.emea.eu.int/pdfs/human/ewp/140198en.pdf
-"Il Sole 24 ORE Sanita "- Dicembre 2003: in particolare Mario Eandi,
Ordinario di Farmacologia Clinica, Torino