"Scienza e Professione"
Mensile di informazione e varie attualita' - Reg.
Trib. Roma n. 397/2004 del 7/10/2004
Resp.: Daniele Zamperini O.M. Roma
19738 - O. d. G. Lazio e Molise 073422
L'uso degli SSRI può comportare un aumento del rischio emorragico.
Lo studio ha preso in considerazione oltre 64.000 pazienti che avevano da poco iniziato ad
assumere un SSRI. Durante gli 8 anni di osservazione (dal 1992 al 2000) si verificarono
196 ricoveri per emorragia. Questi pazienti furono paragonati ad altrettanti controlli,
simili per sesso ed età, che non assumevano SSRI. Il confronto ha permesso di stabilire
che l'uso di SSRI in nuovi pazienti è associato ad un aumento del rischio emorragico di
circa due volte e mezzo.
Fonte: Arch Intern Med. 2004; 164:2367-2370.
Commento
In realtà l'associazione tra uso di SSRI ed emorragie, soprattutto di tipo
gastrointestinale, era già stato messo in evidenza da altri studi osservazionali. Secondo
una stima (Drug and Therapeutics Bulletin, Ed. italiana. 2004:17-18) il rischio è
quantificabile in circa 3 emorragie richiedenti il ricovero ogni 1.000 pazienti trattati
per anno ed è paragonabile a quello di chi usa aspirina o FANS. Il rischio sembra
maggiore negli anziani.
La serotonina infatti è implicata nella aggregazione piastrinica e gli SSRI riducendo il
livello di serotonina sierica possono favorire sanguinamenti anomali.
Come criterio prudenziale (e come è d'altra parte sottolineato nella scheda tecnica di
questi prodotti) è opportuno evitare o almeno considerare attentamente la necessità
dell'uso di questi farmaci nei soggetti con precedenti ulcerosi od emorragici, in chi usa
cronicamente asa, FANS o warfarin e in chi ha una coagulopatia. Utile inoltre un controllo
delle piastrine durante la terapia.
Renato Rossi