Lavora
solo 49 giorni in due anni, condannata a sette mesi per truffa
La
Cassazione ha confermato la condanna per truffa - sette mesi e 15 giorni di reclusione e 750 euro di multa -
nei confronti di Francesca G., una dipendente statale del Provveditorato
agli Studi di Como che in due abbi era stata presente in ufficio solo per 49
giorni pur continuando a ricevere lo stipendio tutti i mesi.
La donna era riuscita a procurarsi dei certificati medici che attestavano
patologie anche se molto lievi.
Alle visite di controllo la ASL aveva confermato lo stato di malattia della
dipendente. Per questo in primo grado Francesca era stata assolta. In appello,
invece, i giudici la dichiararono colpevole di truffa in quanto "le visite
di controllo a lei favorevoli, erano state condotte in modo superficiale e
compiacente e certamente non sussisteva l' efficacia invalidante delle patologie
addotte a giustificazione dei lunghissimi periodi di assenza dal lavoro".
Invano contro questo verdetto la statale assenteista ha protestato in
Cassazione. La VI Sezione penale di Piazza Cavour, infatti, ha rigettato in
pieno il suo ricorso.
Fonte: "Il
Messaggero" 18/1/01 - Roma.
Commento: In attesa di conoscere in esteso le motivazioni
della sentenza, e' interessante osservare come la Corte non abbia tenuto alcun
conto ne' della certificazione del Medico di Famiglia, ne' di quella dei medici
di controllo della ASL, considerandole tutte "superficiali e
compiacenti".
Non sappiamo se e quali provvedimenti siano stati presi verso questi medici, ne'
se il giudizio espresso dalla Corte (e dai Tribunali di merito prima) sia basato
su una Consulenza Tecnica, e quali caratteristiche siano state prese in
considerazione per il giudizio finale.
Ci sono pero' due considerazioni da fare: i medici di famiglia, trattandosi di
dipendente statale, potrebbero aver certificato semplicemente, su ricettario
intestato, la prognosi "clinica" di patologie magari banali, che la
paziente potrebbe aver fatto valere, presso il proprio ufficio, come prognosi
"lavorativa". I medici di controllo della ASL, invece, hanno lo
specifico compito di valutare l' incidenza della malattia accusata sulla
capacita' lavorativa del soggetto; non averlo fatto in modo adeguato puo'
costituire elemento di negligenza o peggio. Le posizioni dei due sanitari,
quindi, possono differire notevolmente.
E' ovvio, comunque, che per una valutazione precisa bisognera' valutare la
sentenza in esteso.
Daniele Zamperini