L'uso della cannabis è associato ad un
aumentato rischio di sviluppare sintomi psicotici.
Ma la relazione tra
cannabis e problematiche psicologiche e comportamentali è ancora dibattuta.
In questo studio osservazionale sono stati
reclutati 2437 soggetti (età 14-24 anni) ed è stato valutato l'uso della
cannabis, l'eventuale predisposizione a sintomi psicotici e lo sviluppo di
psicosi sia la baseline che al termine del follow-up di quattro anni.
Dopo aggiustamento per vari fattori di confondimento (età, sesso, stato
socio-economico, traumi infantili, predisposizione per psicosi e uso di altre
droghe, fumo, e alcol) si è riscontrato che l'uso di cannabis al baseline
aumentava l'incidenza di sintomi psicotici al termine del follow-up (OR 1.67,
IC 95% 1.13-2.46).
L'incidenza di psicosi però era molto più evidente nei soggetti che già al
baseline manifestavano una predisposizione a sviluppare sintomi psicotici.
Inoltre vi era una relazione dose-risposta nel senso che lo sviluppo di
psicosi era associato in modo consistente in coloro che facevano un uso
frequente della cannabis. Invece la predisposizione alla psicosi al baseline
non era un fattore predittivo di uso di cannabis.
Fonte:
Kaplan C et al. Prospective cohort study of cannabis use, predisposition for
psychosis, and psychotic symptoms in young people. BMJ 2005 Jan 1;
330:11
Commento di Renato Rossi
E' comunemente accettato che l'uso della cannabis sia associato allo sviluppo
di sintomi psicotici. Tuttavia non sappiamo se questa associazione è di tipo
causa-effetto (cioè se sia la cannabis a provocare la psicosi) o se non sia
al contrario la predisposizione alla psicosi a costituire un fattore di
rischio per l'uso di cannabis.
Questo studio suggerisce che l'uso della cannabis è associato ad un aumento
moderato di sviluppo di sintomi psicotici anche se il rischio è evidente
soprattutto nei giovani che già al baseline hanno una predisposizione alla
psicosi. D'altra parte questa predisposizione non è un fattore predittivo di
uso di cannabis in futuro e questo contrasta l'ipotesi della cosidetta
"automedicazione".
Gia' uno studio aveva evidenziato una forte associazione tra l'uso
giornaliero della cannabis e ansia e depressione nei giovani adolescenti
(BMJ 2002; 325:1195-1198).
La cannabis potrebbe anche avere degli impatti negativi sul quoziente
intellettivo?
Secondo uno studio sembra che non ci siano conseguenze negative a lungo
termine sull'intelligenza ma rimane da accertare se vi possano essere
ripercussioni su aspetti specifici come la memoria e l'attenzione (CMAJ
2002; 166: 887-891).
In realtà i possibili problemi legati all'uso della cannabis sono stati
oggetto di numerosi studi e di revisioni più o meno sistematiche e le
conclusioni sono tra loro discordanti.
La revisione sistematica più recente (Lancet 2004; 363:1579-1588) è molto
critica rispetto alle revisioni precedenti. Essa ha considerato solo studi di
popolazione longitudinali che riportassero un'associazione tra uso di sostanze
illecite da parte degli adolescenti e dei giovani e pericoli o danni
psico-sociali. La ricerca ha permesso di identificare 48 studi, 16 dei quali
di elevata qualità. Una associazione abbastanza consistente è stata trovata
tra l'uso della cannabis e un più basso raggiungimento educazionale e un
aumento dell'uso di altre sostanze illegali. Associazioni meno evidenti sono
state dimostrate tra l'uso della cannabis e problemi di tipo psicologico o
comportamentale. Secondo gli autori tutte queste associazioni sembrano essere
spiegabili in termini di meccanismi non tipo causa-effetto. In altre parole
sembra che non sia la cannabis a portare ad alterazioni psicologiche o
comportamentali; al contrario la cannabis potrebbe essere semplicemente un
testimone di queste problematiche legate ad altri fattori (culturali,
familiari, economici, ambientali, di disagio ecc.).
Questa revisione conclude che i dati disponibili non confermano l'esistenza di
una importante relazione causale tra l'uso della cannabis nei giovani e
alterazioni psicologiche e sociali, anche se non possono escludere che una
qualche relazione possa esistere. Secondo gli autori la mancanza di un
legame forte impedisce di attribuire danni importanti alla salute pubblica
derivanti dall'uso della cannabis e per trarre conclusioni diverse sarebbero
necessarie prove migliori.
Quando si parla di argomenti di questo tipo si corre il rischio di lasciarsi
prendere da convincimenti personali, sia in un senso sia nell'altro, mentre ci
si dovrebbe basare sui dati a disposizione. Purtroppo le evidenze
disponibili sono per il momento contrastanti e originano da studi di tipo
osservazionale che, per loro natura, forniscono prove più deboli rispetto
agli RCT. Naturalmente studi di intervento randomizzati e
controllati sono impensabil, per una serie ovvia di ragioni.
Non si sa bene se la relazione tra uso di cannabis e problematiche
psicologiche o comportamentali sia o meno causale. Se ci fosse una relazione
causa-effetto bisognerebbe ritenere l'uso ricreativo della cannabis un
grave problema di salute pubblica. Se fosse il contrario questo significherebbe
che le politiche repressive non hanno alcun impatto sulla salute pubblica
e anzi potrebbero in qualche misura essere più dannose che utili. Probabilmente
se ne continuerà a discutere ancora a lungo.