La circoncisione dei maschi eterosessuali riduce a 12 mesi del 60%
l'incidenza dell'infezione da HIV.
E' stato realizzato uno studio randomizzato in doppio cieco in una popolazione
semiurbana vicina a Johannesburg
nella quale la percentuale di infezione da HIV nella popolazione maschile
eterosessuale era del 4.4%. Tra il luglio 2002 ed il febbraio 2004 sono stati
reclutati e randomizzati 3274 uomini ignari della loro condizione relativamenbte
all'HIV, dei quali 1617 sono stati circoncisi
all'inizio del trial e 1657 sono stati lasciati non circoncisi (gruppo di
controllo). Le visite di follow-up sono erano previste dopo 3, 12, e 21 mesi e
ad ogni visita era previsto il test per l'HIV. L'end point predefinito era la
condizione di positività al test per HIV. Ad una valutazione intermedia fatta a
12 mesi 12 il comitato di controllo della sicurezza dello studio lo ha
interrotto sulla base dei risultati intermedi.
Escludendo gli uomini che erano già HIV positivi prima di iniziare lo studio (n
= 146) 20 tra i circoncisi vs 49 nei non circoncisi divennero sieropositivi.
Questo effetto è risultato indipendente da altri possibili fattori confondenti,
quali costumi sessuali o uso del profilattico. A questo punto lo studio è stato
interrotto e a tutti i partecipanti è stata offerta la possibilità di essere
circoncisi.
Fonte: Plos Medicine 2005 25 ottobre
doi: 10.1371/journal.pmed.0020298
Commento di Luca Puccetti
La pratica della circoncisione in ambito tribale è largamente praticata nelle
società africane e rappresenta una sorta di iniziazione del giovane alla piena
maturità. A causa delle infezioni e di altre complicazioni che insorgono a
seguito della circoncisione praticata in ambito non medico, negli ultimi anni si
è andata diffondendo l'abitudine di farsi circoncidere da personale medico. Già
altri studi osservazionali avevano messo in evidenza una correlazione inversa
tra la circoncisione ed il rischio di contrarre l'infezione da virus HIV,
tuttavia mancava la prova di un rapporto causale. Questo studio in doppio cieco
ha fornito una evidenza assai rilevante dell'effetto protettivo della
circoncisione nei confronti del rischio di contrarre l'infezione da HIV.
Tuttavia non mancano alcuni problemi metodologici, come ad esempio la'ver
adottato un particolare sistema di randomizzazione che non ha escluso del tutto
la possibilità di un bias di selezione. Inoltre eticamente lo studio appare
assai criticabile, almeno dal punto di vista dei valori della civiltà
occidentale. Gli Autori hanno dichiarato di non aver rivelato ai soggetti
arruolati la condizione rispetto all'infezione da HIV, prima dell'inclusione
nello studio per non detrminare uno stigma nei loro confronti e perchè in Sud
Africa non era possibile, al momento dell'inizio dello studio, avere terapie da
somministrare a queste persone. Ma queste motivazioni appaiono assai
discutibili. Prima di tutto in gioco non c'erano solo i partecipanti, ma anche
le loro partners ed inoltre uno studio che si prefigge come end point
principale, proprio la rilevazione dell'infezione da HIV dovrebbe arruolare
soggetti che non abbiano già contratto l'infezione. Nonostante questi rilievi
etici e metodologici, la forza dell'effetto è notevole ed è probabile che
persista anche considerando l'effetto di tali considerazioni metodologiche.
Tuttavia appare saggio, prima di raccomandare la circoncisione a tutti i maaschi
eterosessuali come strumento di politica sanitaria, aspettare i risultati di
altri due trials che sono attualmente in corso in Uganda ed in Kenya. In
definitiva rimane la forza dell'indicazione, ma lo studio ha posto rilevanti
problemi etici che sono stati affrontati tenendo conto non degli standard
occidentali, ma delle reali possibilità offerte dalle politiche sanitarie
pubbliche del luogo.