I conguagli della Regione Lazio: non e’ ancora finita

 

Dopo le nostre proteste, e le proteste di coloro che hanno protestato seguendo le nostre indicazioni, la Regione Lazio ha capitolato: ha dovuto riconoscere che i tabulati attuali contengono errori assai gravi, e che e’ necessario procedere ad una rielaborazione degli elenchi.

Pero’… non tutto, in questa storia, va ancora per il verso giusto.

 

La Regione ha infatti riconosciuto la presenza di gravi errori, e ha disposto, per la loro correzione, il controllo mediante confronto con i tabulati “storici”. Ma se quelli erano addirittura piu’ sbagliati di quest’ ultimo, come possono servire per un controllo serio???

Si puo’ correggere un tabulato sbagliato mediante uno ancora peggiore? Non si rischia di ritirare fuori vecchi errori ormai corretti, anziche’ annullare quelli nuovi?

I tabulati “definitivi” poi (il termine comincia a suonare comico) verranno distribuiti al medico nel mese di gennaio 2007; le trattenute inizieranno (grazie, Regione!) solo ad aprile.

Ci chiediamo: ma come e’ possibile per il medico ricontrollare tutto in un cosi’ breve lasso di tempo?

Insomma la confusione non sembra affatto risolta.

 

E’ ovvio e normale che si debbano restituire quote riscosse indebitamente, anche se cio’ e’ avvenuto incolpevolmente, per errori e ritardi certamente non imputabili al medico. E’ necessario pero’ che tali restituzioni vengano effettuate in base a criteri di trasparenza e di inequivocabilita’, mediante riscontri positivi effettuati a priori, e non mediante calcoli presuntivi con correzioni effettuate a posteriori.

 

Per favorire la Regione nelle sue correzioni, ed i colleghi nei loro controlli, riportiamo appresso una serie di situazioni realmente riscontrate, che indicano la presenza di errori molto gravi, sistematici, indici di “bugs” (cioe’ di difettosa programmazione dei sistemi computerizzati) e ben  diversi dai  “normali” errori di digitazione e di classificazione facilmente riparabili. 

Vogliamo sottolineare, infatti, che il computer non opera scelte di criteri o di soluzioni a suo giudizio, bensi’ applica ciecamente e inesorabilmente le regole dettate dai programmatori; e se ci sono errori di impostazione, questi non possono essere corretti paziente per paziente, ma va rivista l’ impostazione generale del programma.

La Regione presenta i suoi tabulati come “autentici fino a prova contraria”?

Ha l’ obbligo, allora di far si’ che riportino dati veramente dimostrati, e non solo presunti; se operasse secondo questo criterio, tradirebbe l’ incarico assuntosi.

 

Ecco qualche caso clamoroso:  

-         Un collega ha lasciato da diversi anni la Medicina Generale per la Pediatria di base. Naturalmente ha perso tutti i pazienti “anziani” restando confinato all’ ambito pediatrico, ne’ ha piu’ ricevuto emolumenti derivanti da assistenza a pazienti non pediatrici. Eppure la Regione contesta per gli anni 2000-2003 dei soldi che avrebbe percepito per quote anziani e perfino per visite in pazienti ricoverati in RSA, cosa ovviamente impossibile. Eppure il computer afferma che queste somme sono state effettivamente versate!

-         Una collega lavorava in una diversa provincia del Lazio finche’ , negli anni ’90, decideva di trasferire il proprio studio a Roma. In seguito al trasferimento perdeva i pazienti dell’ altra provincia e ricominciava da zero. Ora la Regione le richiede indietro  una serie di quote che sarebbero state pagate negli anni 2000-2003 per pazienti deceduti che, all’ analisi dei nominativi, si rivelano essere i “vecchi” pazienti, quelli non piu’ in carico dagli anni 90, certamente non pagati al medico ma che il computer (o i suoi programmatori) continua a considerare in carico.

-         Un collega va in pensione prima degli anni “incriminati”.Riceve tuttavia un tabulato con richiesta di rimborso per i soliti morti  che gli sarebbero stati pagati fino al momento attuale. La cosa e’ palesemente impossibile; per sua fortuna il computer ha effettuato (nel suo caso) un controllo a posteriori che riporta a zero la richiesta di rimborso.  Il fatto pero’ che in un primo momento il computer gli avesse attribuito delle quote NON REALMENTE PERCEPITE, dimostra che il procedimento attuato dal computer si basa verosimilmente su calcoli e situazioni “presuntive”  e non su dati reali. Se il medico non fosse andato in pensione ma fosse ancora in servizio, avrebbe avuto molte difficolta’ a dimostrare di non aver percepito quelle quote!

-         Una paziente e’ stata iscritta tra i deceduti, pur essendo tuttora vivissima. Fin qui nulla di male, un errore di digitazione puo’ capitare a tutti. Si reca quindi, per sanare la situazione, alla ASL dove viene riiscritta. Nel nuovo tabulato, pero’, la paziente risulta ancora deceduta dal 2000 al 2004 (per cui la Regione chiede indietro le relative quote) e risuscitata, (nello stesso CD della Regione!) nel 2005. Il programma del computer regionale e’ cosi’ “stupido” che neanche la scoperta dell’ errore ha portato alla sua correzione. Per un caso scoperto, quanti ce ne possono essere di non individuabili per un motivo o per l’ altro?

-         Esistono i casi dei “deceduti dopo trasferimento”: si tratta di pazienti (alcuni perduti da molti anni) trasferitisi in altro ambito territoriale. Questi pazienti andrebbero quindi cancellati con il recupero di 3 mensilita’, come concordato. Ma siccome gli anni passano, e tutti dobbiamo morire, alcuni di questi pazienti sono poi deceduti e la Regione richiede indietro le quote di molti anni. Ma, riteniamo noi, se il paziente e’ stato perso per trasferimento, il rapporto va chiuso in quel momento, e nulla conta cio’ che succede in seguito; il paziente puo’ essersi iscritto ad altro sanitario, e questo puo’ non essere stato registrato per errore, semmai, della Regione. 

-         Si rileva inoltre, nell’ elenco dei “deceduti”, una serie di pazienti “dispersi”, probabilmente non correttamente identificati, in quanto spesso non vengono riportati ne’ il codice fiscale ne’ le generalita’ corrette; si tratta probabilmente di pazienti andati persi negli anni, prima che l’ anagrafe generale degli assistiti fosse a regime.
Questi pazienti vengono conteggiati per morti, ma in realta’ non e’ detto che lo siano. Chi scrive ne ha individuati alcuni perduti per trasferimento in altre Regioni diversi anni fa. Forse che la data del trasferimento sia stata annotata invece come decesso? E in tal caso non andrebbero conteggiati come trasferiti? E’ molto difficile verificare tali aspetti, dato il tempo trascorso, ma non riteniamo lecito che la regione li classifichi come “deceduti in carico” senza una prova positiva ma con criterio presuntivo.

-         Nel 2000 la Regione ha operato un primo conguaglio, a cui molti medici si opposero in via giudiziaria. Altri invece preferirono accettare e chiudere le pendenze arretrate (e alcune ASL riscossero in toto le somme di chiusura del conguaglio). Ora la Regione ripesca i dati del 2000. Ma se si e’ effettuato un conguaglio definitivo proprio sulla base di richieste avanzate allora dalla Regione, e’ lecito e ragionevole riaprire il discorso?  

-         I casi del 2000, inoltre hanno ormai superato la soglia di prescrizione di 5 anni. La riapertura di questo periodo appare finalizzata solo a far cassa e a “provarci”, come dicono a Roma.

 

Avete fatto caso che le correzioni sono tutte e sempre in negativo, e non viene mai aggiunta una quota in positivo, cioe’ a favore del medico? Occorre percio’ poter verificare non solo QUANTE, ma anche QUALI quote andavano pagate, mese per mese. I riepiloghi mensili presenti nel CD Regionale (oltre ad essere di dubbia affidabilita’ in quanto spesso diversi  da quelli pubblicati sul sito web regionale ufficiale) indicano i nominativi che all’ epoca sarebbero stati in carico al medico ma NON INDICANO le quote-paziente da pagarsi. Infatti e’ facile verificare come spesso manchino sia le quote concernenti la continuita’ assistenziale degli extracomunitari per i mesi di interruzione dell’ iscrizione, che le quote percepite dal medico per i pazienti trasferiti, anteriormente agli ultimi tre mesi richiesti indietro dalla Regione.

In altre parole occorre ricordare che, se un paziente si e’ trasferito a gennaio e la regione ha annotato il trasferimento solo il 31 dicembre, il medico dovra’ restituire tre quote (ottobre, novembre, dicembre) ma ha diritto alle quote concernenti i mesi da gennaio a settembre.

Tutto questo va riportato nei tabulati. 

 

Esistonoaltri elementi che fanno sospettare procedure non proprio trasparenti, come i numerosi casi di pazienti iscritti e cancellati nello stesso giorno; la procedura puo’ essere stata inventata per sanare certe manchevolezze  organizzative, ne’ possiamo valutare se comportino danno per il medico, ma siccome riteniamo inverosimile che tanta gente abbia scelto un medico per poi ricusarlo lo stesso giorno ( o viceversa), riteniamo che si tratti di elementi “non veri” che rendono quindi inattendibili i dati dei tabulati.

 

Daniele Zamperini