Tutti insieme contro il favismo
Tutti insieme contro il favismo", questo il titolo dell'opuscolo che
l'Associazione Nazionale per la lotta contro la malattia emolitica da deficit
di G6PD (ALCMED), in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità,
l’Università di Genova e l’Ospedale San Francesco di Nuoro, ha realizzato e
intende distribuire a tutti i cittadini.
Le zone endemiche per il favismo in Italia erano la Sardegna, l'Italia
Meridionale ed il Delta del Po. Anche se la malattia era conosciuta fin
dall'antichità una più precisa cognizione si ebbe in occasione della guerra di
Korea allorquando alcuni soldati trattai con antimalarici per prevnire la
malaria presentarono anemia emolitica. Nel 1956 che si scoprì che i soggetti
predisposti hanno una carenza ereditaria più o meno grave, mai completa,
dell'enzima glucoso 6-fosfato deidrogenasi (G6PD), un enzima che controlla lo
stato redox delle cellule. Nei soggetti geneticamente carenti, residua comunque
un'attività di G6PD sufficiente per le esigenze della maggior parte delle
cellule. A livello molecolare il G6Pd è indispensabile per la rigenerazione del
NADPH, un coenzima essenziale per la riparazione delle conseguenze dello stress
ossidativo. In condizioni di assenza di esposizione ad agenti ossidanti nei
globuli rossi dei soggetti carenti di G6PD c'è un basso rapporto tra
NADPH/NADP+ e dunque la via metabolica dell'esoso monofosfato opera al massimo
livello per compensare la carenza di G6PD. A seguito di esposizione ad agente
ossidante si assiste ad una riduzione del rapporto NADPH/NADP+ e del
glutatione. Nei globuli rossi manca la catena dell'acido citrico ed i globuli
rossi dei soggetti carenti sono in condizioni basali normali, ma se esposti ad
uno stress ossidativo il livello ridotto di G6PD non riesce ad impedirne la
lisi. Lo stress ossidativo può essere causato da infezioni, farmaci e
naturalmente dalle fave le quali contengono glucosidi che, una volta
idrolizzati nell'intestino, liberano sostanze ossidanti (vicina e isouramile).
Il favismo è dunque un tipico esempio di malattia prodotta dall' interazione
tra un fattore genetico (enzimopenia di G6PD) ed uno ambientale (agente ossidante).
Pertanto si eredita la carenza di G6PD, ossia la predisposizione al favismo.
Molti soggetti con carenza di G6PD non sapranno mai di averla e non avranno mai
favismo. Il gene della G6PD è localizzato sul cromosoma X, ma a differenza
dell'emofilia, paradigma di malattia ereditaria legata al sesso, le donne
eterozigoti per G6PD non sono semplici portatrici in quanto, per effetto
dell'inattivazione del cromosoma X, metà dei loro globuli rossi sono
G6PD-carenti e dunque esse possono avere il favismo, anche se gli attacchi sono
di solito più lievi che nei maschi. Tra i farmaci di uso comune quelli che
comportano rischio certo di attacco emolitico sono: Dapsone, Blu di metilene,
Nitrofurantoina, Primachina, ciprofloxacina, norfloxacina, ofloxacina, acido
nalidixico, cotrimoxazolo; mentre quelli che comportano un possibile rischio di
attacco emolitico sono: aspirina ad alte dosi, clorochina, menadione,
probenecid, chinidina. Il favismo, soprattutto in forma grave, è
prevalentemente una malattia dei bambini. In alcuni casi l'anemizzazione può
essere drammatica per la sua rapidità (caduta di emoglobina nel giro di 24 ore
fino a livelli di 4 G/dl). Nell'adulto l'attacco è clinicamente più lieve e di
solito non richiede trasfusioni. L'emoglobinuria massiva, può produrre
insufficienza renale acuta, ma raramente necessita dialisi. Il recupero della
funzione renale è solitamente completo. L'attacco, se si risolve, non lascia
postumi. L' enzimopenia G6PD è molto diffusa: si calcola infatti che vi siano
nel mondo più di 400 milione di persone sia carente ed il gene predisponente al
favismo sarebbe presente nell'1-3% della popolazione in Italia Meridionale, nel
15% in Sardegna, nel 30% in zone dell'Africa tropicale, ed addirittura nell 50%
nel Nord-Est della Tailandia. Queste parti del mondo, così lontane tra loro,
hanno qualcosa in comune: sono o sono state infestate dalla malaria. I globuli
rossi G6PD-enzimopenici sono assai meno idonei di quelli normali a sostenere la
crescita del Plasmodium falciparum in quanto sono più sensibili al perossido di
idrogeno prodotto dal parassita e la perdita di potassio che si origina è
principalmente responsabile della morte del parassita medesimo. Di conseguenza,
i soggetti con carenza di G6PD hanno un rischio diminuito di mortalità da
malaria. Il Plasmodio falciparum, ha agito selettivamente contro i soggetti
normali e pertanto sono sopravvissuti più soggetti G6PD-enzimopenici.
Fonte: Luzzatto L. Interventi 8-6-2005; sito FNOMCeo http://portale.fnomceo.it
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l'opuscolo
Commento di Luca Puccetti
La conoscenza limita i rischi. Quante volte nella pratica clinica può capitare
di prescrivere farmaci potenzialmente pericolosi se somministrati ad un favico,
pensiamo agli antibiotici chinolonici, alla clorochina (prevenzione malaria in
giovane che si reca all'estero), al cotrimossazolo, all' aspirina. Che cosa
dovremo fare in tali casi? Come abbiamo visto non sempre l'anamnesi aiuta,
anche se dobbiamo sempre ricordarci di effettuarla, tuttavia quanti nella
bagarre di un ambulatorio affollato chiedono ad un paziente che debba fare
profillassi o terapia con clorochina o debba essere trattato con chinolonici se
in famiglia qualcuno soffre di favismo, o più genericamente di anemia da
farmaci? Ed allora che fare ? Effettuare preventivamente il test per dosare il
G6PD nei globuli rossi a tutti coloro che devono essere trattati con farmaci
potenzialmente rischiosi ? Non pare una via praticabile e dunque l'unica strada
è quella di cercare di effettuare un'anamnesi appropriata specie se si opera in
zone a maggior diffusione dell'enzimopatia o se ci si trova innanzi ad un
soggetto proveniente da aree a rischio e tale possibilità è oggi molto elevata
a seguito della massiccia immigrazione dall'Africa. E' praticabile informare
tutti i soggetti cui vengono prescritti tali farmaci di recarsi subito in
ospedale se compaiono ittero, urine colorate giallo arancione e febbre dopo
assunzione del farmaco? Anche tale ipotesi sembra poco percorribile...rimane
l'anamnesi!