Pubblicità farmaceutica diretta al pubblico: talora puo' essere
fuorviante
L'assunto del deficit di serotonina per spiegare la
depressione sarebbe indimostrato e l'informazione diretta al pubblico USA basata
su tale assunto sarebbe fuorviante.
L'ipotesi biologica del deficit
di serotonina quale meccanismo patogenetico alla base della depressione sarebbe
largamente indimostrato. Secondo gli Autori del lavoro comparso su PLOS Medicine
(1), non vi sarebbero evidenze scientifiche che la depressione sia causata da un
deficit di serotonina. Negli Stati Uniti è possibile effettuare campagne di
informazione diretta al pubblico volte a "sensibilizzare" circa l'esistanza e la
gravità di date patologie e delle relative possibilità terapeutiche. E' bene
ricordare che tempo fa qualcuno voleva introdurre qualcosa di simile anche in
Europa, fortunatamente tale ipotesi è stata poi sventata. La pubblicità diretta
al pubblico assorbe ingenti risorse ed è regolata solo ex post dalla FDA che può
chiedere di ritirare o modificare il contenuto delle campagne pubblicitarie se
il loro contenuto non è in linea con le informazioni prevalenti della comunità
scientifica o risulta addirittura chiaramente falso, infondato o fuorviante. Da
un punto di vista tecnico FDA può intervenire su una campagna pubblicitaria
diretta al pubblico anche quando si faccia riferimento ad un meccanismo d'azione
del prodotto reclamizzato che risulti incerto senza fare esplicita menzione
delle limitazioni circa appunto le incertezze delle evidenze. Gli Autori
ritengono che questo sia appunto il caso di alcune campagne dirette al pubblico
inerenti gli antidepressivi SSRI.
Gli Autori denunciano anche che i soggetti
con problemi distimici sono naturalmente più proni ad essere influenzati dalle
campagne dirette al pubblico. La rappresentazione della depressione come un
disturbo "idraulico" da mancanza di serotonina ha una grossa presa sul pubblico
e può alimentare richieste improprie di prescrizioni. A tal riguardo giova
ricordare che in un lavoro pubblicato nel 2002 su JAMA (2) alcuni attori
addestrati a simulare disturbi dell'umore hanno chiesto ed ottenuto la
prescrizione di un presidio a base di paroxetina da molti dei medici cui si
erano rivolti. Gli Autori del presente articolo temono che le campagne
pubblicitarie direttamente rivolte al pubblico incitino a formulare tali
richieste da parte dei cittadini. Inoltre la rappresentazione della depressione
come uno sbilanciamento o una deficienza di serotonina rende seducente il
concetto del ripristino verso il (naturale) equilibrio del neurotrasmettitore
carente. Insomma l'assunzione del farmaco in realtà rimedierebbe ad una carenza
o ripristinerebbe un naturale equilibrio alteratosi. Il mercato degli
antidepressivi è enorme ed assorbe ingenti risorse. Viene da chiedersi come Lord
Warner, ministro della sanità del Regno Unito, se sia opportuno dare
un'etichetta patologica a semplici aspetti della "normale" condizione umana
(3).
Tuttavia occorre anche chiedersi se sia solo "colpa" della pubblicità
questa deriva verso il bisogno esasperato e diffuso di voler trovare una
malattia cui ricondurre la fatica di vivere senza più valori, in preda ad un
relativismo sempre più diffuso che stordisce l'uomo e lo disconnette dal
continuum dei tradizionali valori sociali e familiari aprendo sotto ai suoi
piedi un abisso di confusione e sazia disperazione.
Luca
Puccetti
1) Jeffrey R. Lacasse, Jonathan Leo Plos Medicine, 2005
Dicembre 2005
2) UK parliament House of Commons Select Committee on Health
Fourth Report; 2005 (London)
3) Jama, 2002; 293:1995-2002.