Denigrare troppo aspramente il posto di lavoro provoca il
licenziamento
Il diritto di critica verso il proprio datore di lavoro ha dei
limiti che non possono essere travalicati
La Suprema Corte (Sez.Lavoro, Sentenza 7.11.2006, n. 23726) ha
esaminato il caso di una insegnante che esprimeva, nel corso di un
consiglio di classe, pubblicamente, dichiarazioni molto
“forti” sulla conduzione dell’ Istituto da cui dipendeva,
ricevendone in cambio il licenziamento.
L’ insegnate opponeva ricorso ma invano, in quanto le
affermazioni pubblicamente enunciate superavano il normale diritto
di critica.
La Corte sottolineava che “ Per quanto ancora interessa ai fini
di questo giudizio, vale a dire la legittimità del licenziamento,
il giudice d'appello riteneva che il comportamento complessivo
tenuto dalla dipendente in occasione dell'affidamento di un nuovo
incarico di insegnamento di informatica ed, in particolare, le
dichiarazioni che aveva fatte pubblicamente al consiglio di
classe, avessero superato i limiti del diritto di critica e
sconfinassero nell'area dell'illecito comportando la denigrazione
dell'istituzione da cui dipendeva.”
Da queste considerazioni derivava il provvedimento disciplinare ed
il conseguente licenziamento, ritenuto pienamente legittimo.
DZ fonte:
LaPrevidenza.it