Diabetico e scompenso c.c.: meglio la metformina
Generalmente
si ritiene che la metformina sia controindicata nei diabetici con concomitante
scompenso cardiaco perchè si teme che in questi pazienti possa essere aumentato
il rischio di acidosi lattica. Tuttavia alcuni ricercatori canadesi, partendo
dall'osservazione che in molti studi osservazionali
non c'era alcuna associazione tra livelli di metformina e lattato in
pazienti che avevano sviluppato un' acidosi lattica, hanno ipotizzato che la
metformina non sia l'agente causale di questa complicazione ma un semplice
testimone.
Hanno usato
quindi il database sanitario del Saskatchewan per identificare 12.272 nuovi
utilizzatori di antidiabetici orali dal 1991 al 1996. Di questi, 1.833
svilupparono uno scompenso cardiaco: 208 erano in monoterapia con metformina,
773 con sulfonilurea e 852 assumevano l'associazione metformina + sulfonilurea.
L'età media
dei pazienti era di 72 anni, il 57% uomini, e il follow-up medio di 2,5±2 anni
da quando si sviluppò lo scompenso. Si ebbero 404 decessi (52%) nel gruppo che
assumeva solo solfonilurea, 69 decessi (33%) nel gruppo che assumeva solo
metformina e 263 (31%) nel gruppo in terapia con l'associazione
Si evidenziò anche un ridotto rischio di morte e ospedalizzazione per la
monoterapia con metformina (HR 0,83; IC9% 0,70-0,99) e per la terapia di
associazione (HR 0,86; IC95% 0,77-0,96) rispetto alla monoterapia con
sulfonilurea.
Gli autori
concludono che la metformina, da sola o in associazione con sulfonilurea, nei
pazienti con diabete tipo 2 e scompenso cardiaco, è associata ad una più bassa
mortalità e morbidità rispetto alla monoterapia con sulfonilurea. La
metformina appare dunque, almeno secondo i dati dello studio, essere sicura in
questa popolazione di pazienti fragili.
Ref:
Diabetes
Care. 2005;28:2345-2351
Commento di
Renato Rossi
I risultati del più importante studio sul diabete tipo 2, lo studio UKPDS, mostrano chiaramente che tra i vari trattamenti, solo la metformina era in grado di ridurre la mortalità totale mentre questo effetto non era evidente per le sulfoniluree e per l'insulina [1,2]. Recentemente è stato pubblicato uno studio randomizzato e controllato, il PROACTIVE [3], in cui il pioglitazone ha ridotto alcuni end-point secondari ma ha avuto un impatto nullo sull'end-primario, che è quello sul quale viene calcolata la potenza statistica dello studio e sul quale si dovrebbe perciò basare il giudizio nel valutare l'esito di un trial.
Nei pazienti
con diabete tipo 2 e scompenso cardiaco la terapia consigliata dalle linee guida
è una sulfonilurea mentre si ritiene che la metformina sia una scelta non
sicura. D'altro canto i glitazoni, proprio nello scompenso cardiaco, sono
controindicati [4].
Lo studio citato in questa pillola mostra che la sulfonilurea da sola è inferiore alla metformina e alla terapia di associazione in termini di mortalità totale anche se non c'era differenza tra le tre opzioni per le ospedalizzazioni, la mortalità correlata al diabete e la mortalità cardiovascolare. Questi dati sono in parte in accordo, in parte in contrasto con i risultati dell'UKPDS, nel quale l'associazione sulfonilurea/metformina aveva prodotto outcomes peggiori. Su quest'ultimo aspetto molti commentatori, a suo tempo, avevano suggerito cautela, in attesa di ulteriori dati. In uno studio osservazionale retrospettivo successivo la metformina (da sola o con sulfonilurea) risultava associata ad una riduzione della mortalità rispetto alla monoterapia con sulfonilurea [5].
Bisogna notare che anche il lavoro canadese di Diabetes Care è di tipo osservazionale retrospettivo e che vi possono essere dei bias di selezione, non essendo randomizzato. Per esempio, i medici curanti, in obbedienza alle linee che guida che considerano la metformina potenzialmente pericolosa nello scompenso, potrebbero averlo scelto nei pazienti con malattia cardiaca più lieve e quindi a minor rischio di decesso? E' un'evenienza possibile che non permette di considerare i dati dello studio immuni da critiche. In effetti non sono disponibili dati circa l'entità dello scompenso, e neppure circa il controllo glicemico e la funzionalità renale. E' arduo quindi dare dei suggerimenti e gli stessi autori ammettono che non è facile dire se i loro risultati debbano comportare automaticamente un uso più esteso della metformina nei diabetici con scompenso cardiaco oppure essere semplicemente uno stimolo per la progettazione di uno studio ad hoc di tipo controllato e randomizzato.
Ref:
1.(UKPDS
33). Lancet 1998;352:837-53.
2. (UKPDS
34).Lancet 1998;352:854-65.
3. Lancet
2005 Oct 8; 366:1279-1289
4.
Circulation 2003;108:2941
5. Diabetes
Care 2002;25:2244-2248