Folati e vit. B12 riducono rischio frattura anca nel post ictus
Ricercatori giapponesi hanno valutato se il trattamento con Folato e
Vitamina B12 fosse in grado di ridurre l'incidenza di fratture dell'anca nei
pazienti con emiplagia successiva ad ictus. Lo studio ha riguardato 628
pazienti consecutivi di età uguale o superiore a 65 anni con emiplagia
residua dopo almeno 1 anno da un ictus ischemico primario. I pazienti sono
stati assegnati ad un trattamento per os giornaliero con 5 mg di Folato e
1500 microg di Vitamina B12, oppure placebo. Un totale di 559 pazienti hanno
completato un periodo di follow-up di 2 anni. L'end-point primario era
rappresentato dall'incidenza di fratture dell'anca. Al basale, i pazienti in
entrambi i gruppi avevano alti livelli di omocisteina plasmatica e bassi
livelli sierici di cobalamina e di folato. Dopo 2 anni, i livelli di
omocisteina plasmatica si sono ridotti del 38% nel gruppo di trattamento e
sono aumentati del 31% nel gruppo placebo ( p < 0,001 ). La riduzione del
rischio assoluto e l'NNT ( number needed to treat ) per le fratture
dell'anca nel gruppo trattamento versus gruppo placebo è stata del 7,1% e
14, rispettivamente. In entrambi i trattamenti e nel gruppo di controllo la
massa ossea (BMD) è stata significativamente minore nell'emisoma emiplegico
rispetto alla metà corporea sana, e non è aumentata con nessun tipo di
trattamento. Il trattamento con Folato e Vitamina B12 è risultato sicuro ed
ha permesso di ridurre il rischio di fratture all'anca nei pazienti anziani
dopo ictus.
Commento di Luca Puccetti
L'iperomocisteinemia è un fattore di rischio per
l'ictus ischemico e
per le fratture osteoporotiche negli uomini e nelle donne anziane. Il
trattamento con Folato e con vitamina B12 può migliorare
l'iperomocisteinemia. Paradossalmente la maggior parte degli studi eseguiti
non ha dimostrato alcun vantaggio per la supplementazione di folati nel
rischio cardiovascolare. Il presente studio, effettuato in soggetti con
pregresso ictus, dimostra invece un vantaggio molto consistente,
paragonabile a quello dei bisfosfonati, nella riduzione delle fratture di
anca. Il fatto che la BMD non si sia modificata potrebbe essere spiegata con
un miglioramento della qualità dell'osso. Appare tuttavia probabile anche un
effetto positivo sulle funzioni neuromotorie che potrebbe aver ridotto la
propensione alle cadute e/o averne minimizzato le conseguenze traumatiche.
L'incremento della prevalenza della osteoporosi tra i soggetti affetti da
iperomocisteinuria suggerisce che alti livelli serici di omocisteina possano
indebolire il network del tessuto osseo, interagendo con i cross-links del
collageno, ed aumentare pertanto il rischio di fratture. Per esaminare
l'associazione tra omocisteina serica e rischio di frattura di anca è stato
realizzato uno studio (1) in cui sono stati studiati 825 uomini e 1174 donne
della popolazione di Framingham, di età compresa tra 59 e 91 anni, da cui i
campioni ematici erano stati prelevati tra il 1979 e il 1982. La durata
media del follow-up è stata di 12.3 anni per gli uomini e 15 anni per le
donne. L'incidenza di frattura di anca aggiustata per età stratificata in
base ai quartili (dal più basso al più alto) della omocisteinemia sono
risultati rispettivamente: 1.96 (95 %CI, 0.52- 3.41), 3.24 (0.97 - 5.52),
4.43 (1.80 - 7.07), e 8.14 (4.20 - 12.08) per gli uomioni e 9.42 (5.72 -
13.12), 7.01 (4.29 - 9.72), 9.58 (6.42 - 12.74), e 16.57 (11.84 21.30) per
le donne. Un ulteriore studio (2) di coorte è stato realizzato studiando
2046 soggetti di Rotterdam, di età superiore a 55 anni, seguiti per un
periodo piuttosto breve in media di 2,7 anni. I risultati dello studio
mostrano un incremento del rischio più modesto rispetto ad altri studi in
quanto i soggetti nel quartile con omocisteinemia più elevata presentano un
raddoppio del rischio di frattura. A complicare la faccenda è l'osservazione
che i livelli plasmatici di omocisteina sono inversamente correlati con
l'esercizio fisico (3) per cui, ancora una volta dobbiamo porre attenzione a
non confondere le cause con gli effetti. nel caso dell'ictus l'immobilità
potrebbe essere la causa dell'incremento dell'omocisteinemia che a sua volta
potrebbe determinare un peggiormaneto della qualità dell'osso. Comunque, per
il basso costo e per la virtuale mancanza di effetti collaterali la
strategia di supplementare con acido folico e vit. B12 i soggetti colpiti da
ictus appare praticabile. Ulteriori studi sono necessari per stabilire dosi
e tempi.
1) NEJM
2004;350(20):2042-9
2) NEJM 2004;350:2033-2041
3) Ann Nutr Metab. 2005;49(2):125-31