"Scienza e Professione"
Mensile di informazione e varie attualita' - Reg.
Trib. Roma n. 397/2004 del 7/10/2004
Resp.: Daniele Zamperini O.M. Roma
19738 - O. d. G. Lazio e Molise 073422
La guerra del latte artificiale
Alle recenti polemiche sul costo eccessivo del latte artificiale in Italia è seguita
l'iniziativa del ministro della Salute che avrebbe ottenuto una riduzione del prezzo al
pubblico del latte artificiale. La regione Toscana risponde con una delibera che impone
alle ASl di approvigionarsi di latte in polvere a spese della collettività rifiutando le
forniture gratuite da parte delle aziende produttrici e detta tutta una serie di
restrizioni sulla campionatura del latte ai medici e impedirebbe persino l'acquisizione di
crediti formativi ECM sponsorizzate dalle aziende produttrici.
L'obiettivo appare importante e nobile:favorire l'allattamento al seno. In nome di tale
asserito obiettivo la regione Toscana ha recentemente varato una delibera che disciplina
la materia con aspetti che non mancheranno di far discutere. L'atto farebbe seguito ad un
promessa fatta undici mesi fa in occasione di un'intesa stipulata con l'Unicef,
raccogliendo esplicitamente le raccomandazioni dell'Oms.
Latte artificiale gratis per tutti i neonati fino ai sei mesi, a seguito di certificazione
medica, quando "è sconsigliabile l'allattamento al seno". No alle forniture
gratuite delle aziende produttrici agli ospedali di sostituti e derivati del latte materno
e di alimenti e bevande per i biberon. Obbligo di acquisto diretto al dettaglio da parte
delle aziende sanitarie pubbliche. Anche dopo lo stimolo che nel 2000 cercò di imporre
l'allora ministro della Sanità, Umberto Veronesi, in favore dell'allattamento naturale.
L'erogazione diretta e gratuita di latte artificiale ai neonati fino a sei mesi di
vita, da parte di tutte le aziende sanitarie toscane, avrà per un anno carattere
sperimentale. A delimitare i casi in cui sussista la necessità di una "totale o
parziale alimentazione" con derivati del latte, sarà una speciale Commissione
"di alto profilo scientifico". Gli operatori sanitari non riceverebbero crediti
formativi se partecipassero a convegni con il contributo delle industrie produttrici di
latte. I pediatri ed i medici di medicina generale, non potrebbero più essere destinatari
di campioni.
fonte: Il Sole 24 ore 03/11/2004
Commento di Luca Puccetti
La recente delibera non mancherà di fare discutere per una serie di ragioni.
Alcune sono intuitive. Sarà interessante comprendere in quale modo una Regione possa
deliberare in merito alla campionatura di saggi presso studi privati o addirittura circa i
crediti ECM. Sarà parimenti interessante comprendere chi dovrà certificare la necessità
di allattare artificialmente. Il ginecologo della struttura ospedaliera (pubblica?) il
pediatra della neonatologia, il pediatra di base il pediatra di fiducia il medico di
medicina generale della madre? La reale portata del provvedimento deve essere valutata
alla luce della definizione dei casi in cui ci sarà la concessione diretta del latte. Se
il provvedimento sarà molto definito e restrittivo appare certamente limitata anche la
sua portata. Viceversa se la definzione fosse elastica potrebbe essere molto rilevante,
forse troppo per il bilancio regionale. Chi potrà poi definire il profilo psicologico
della madre? E' indubbio che in alcuni casi siano proprio motivazioni psicologiche o
psicopatologiche a giustificare il ricorso all'allattamento artificiale. Ebbene chi dovrà
certificare questa condizione? Forse un medico pubblico che non sa nulla della paziente?
Oppure il medico di fiducia qualunque esso sia con le ovvie implicazioni civili e penali
connesse? La madre avrà diritto a ottenere una prestazione senza sottoporsi ad un
giudizio di un medico che non ha scelto e che non la ha in cura? Potrà d'altro canto la
madre esercitare l'opzione di revoca qualora fosse il pediatra di base o il MMg a dover
certificare la sussistenza della condizione idonea ad ottenere il latte artificiale
gratuitamente?
Andiamo ad analizzare e commentare altre rilevanti questioni.
E' giusto che un ente pubblico decida di far pagare a tutti i cittadini un onere che prima
non sussisteva essendo le forniture di latte artificiale gratuite da parte delle aziende
produttrici ai reparti di neonatologia?
Se lo chiederebbe, secondo il Tirreno del 06/10/2004, il Professor Giorgio Rondini,
Presidente della Società Italiana di Neonatologia. Secondo il Messaggero del 25/10/2004
l'assessore Rossi, membro anche dell'AIFA, avrebbe definito questa scelta "Un piccolo
sacrificio finanziario, ma con un grande valore per la promozione dell'allattamento al
seno, che è l'obiettivo di fondo di tutta la manovra".
Sempre secondo il Messaggero in Italia il 25 per cento dei bambini verrebbe allattato fino
a uno-due mesi, il 15 per cento fino a tre mesi, il 10 per cento lino a 4, il 16 lino a
5-6 mesi e appena il 6 per cento oltre i 7 mesi. Il 23 per cento dei neonati italiani non
verrebbe mai allattato al seno.
Che cosa dicono invece i dati provenienti da fonte OMS?
paese | costo latte /Kg |
allattati solo al seno a 4 mesi(%) |
Italia | 37,7 | 37 |
Spagna | 19,6 | 44 |
Francia | 18,9 | 15 |
UK | 18,6 | 28 |
Germania | 18,2 | 33 |
Dall'esame di questi dati emerge che è forte l'esigenza di una verifica seria delle fonti
per le informazioni dirette al pubblico da parte della stampa generalista onde evitare di
fornire notizie palesemente inesatte che possano fuorviare il convincimento della pubblica
opinione. Appare anche chiaro che la rilevante differenza di prezzo non sembrerebbe in
correlazione con la percentuale di allattamento al seno, essendo evidentemente implicate
molte altre variabili.
La pratica, da alcuni definita scandalosa, del regalo di latte in polvere alle neo mamme
al momento delle dismissioni, come forma di pubblicità, neanche troppo occulta, è
ampiamente diffusa anche se sarebbe vietata da una circolare del ministero della Sanità
datata 24 ottobre 2000. Ma a parte le valutazioni di legalità e di opportunità, queste
misure potrebbero essere efficaci? Ovviamente non resta che attendere i risultati della
sperimentazione, tuttavia è interessante notare che lo studio Puer potrebbe fornire
alcune risposte.
Il "Progetto Puer" è un'indagine a livello nazionale sull'allattamento al seno
in cui sono state coinvolte 1601 madri, che hanno dato alla luce un bambino nel novembre
1995. L'indagine è stata eseguita mediante un'intervista telefonica nei mesi di marzo,
giugno e settembre 1996 e nel mese di gennaio 1997, al compimento del 3¡, 6¡, 9¡ e 12¡
mese di vita del bambino. L'85% delle madri italiane allatta al seno, con differenze
significative tra le diverse aree geografiche, con progressivo decremento al 51% al
termine del primo trimestre di vita e al 31% a sei mesi; all'anno di vita del bambino
allattano ancora il 10% di mamme. Le percentuali più elevate si riscontrano nel Nord-Est
e nel Sud rispetto al Nord-Ovest e alle Isole. La differenza tra le aree geografiche è
statisticamente significativa.
CHI FORNISCE LE INFORMAZIONI ALLE MAMME?
Gli operatori sanitari che informano le mamme sull'allattamento al seno sono soprattutto
le ostetriche, i pediatri ed i ginecologi, rispettivamente nel 23%, 19% e 18% casi, ma in
ben il 43% dei casi nessuno ha mai affrontato l'argomento. Considerando il ruolo dei
mass-media, emerge che nel 66% dei casi le informazioni sull'allattamento al seno
provengono da riviste dedicate alla salute, in meno del 2% dei casi da Radio e TV.
Al momento della dimissione al 51% delle madri sono state fornite indicazioni
sull'allattamento al seno. Nell'80% dei casi è stata prescritta una formula adattata,
nonostante nel 75% circa dei casi le mamme allattassero al seno in maniera esclusiva. La
somministrazione di formula in attesa della montata lattea e la sua prescrizione al
momento della dimissione, sono correlate con un decremento nella percentuale di
allattamento materno.
Questa indagine sembrebbe dunque prospettare una correlazione tra il non prescrivere latte
artificiale alla dimissione e il non fornire informazioni circa il suo utilizzo e
l'allattamento al seno.
http://italia.danone-institute.com/progress/allattamento2.html
In Italia sembra che sia abbastanza soddisfacente la percentuale di donne che allattano al
seno all'inizio del puerperio, ma che tale allattamento si protragga per un periodo troppo
breve.
Sorgono dunque delle perplessità sia sull'utilità di alcune misure proibitive, che di
natura regolamentatoria dei prezzi. Strategie di informazione positiva sull'allattamento
al seno, fatte a tutti i livelli: mass media, gestazione, preparazione al parto, degenza
ospedaliera e puerperio potrebbero, come già registrato in altri paesi, promuovere una
pratica più protratta dell'allattamento al seno. Certamente da un punto di vista teorico
l'alto costo del latte artificiale potrebbe rappresentare una spinta verso l'allattamento
al seno. Attenzione dunque che in nome di alcuni nobili principi, non si finisca per
peggiorare la situazione! Forse sarebbe più opportuno riflettere su questo piuttosto che
accusare il Ministro Sirchia, come riportato dall'Unità del 02/11/2004, di voler fare uno
spot alle multinazionali nell'atto di convincerle a ridurne il prezzo.