- L’influenza aviaria attualmente si è trasmessa da uccello a uccello e – solo per quanto riguarda i lavoratori a stretto contatto con gli animali malati vivi – da uccello a uomo. Fino a oggi non sono stati documentati casi di trasmissione da uomo a uomo.
- Perché l’influenza aviaria si possa trasformare in una epidemia di grandi dimensioni è necessario che il virus acquisisca la capacità di trasmettersi direttamente da uomo a uomo: questo può avvenire per esempio se si ricombina con il virus dell’influenza stagionale, dando vita a un nuovo virus. Non è chiaro su quali base scientifiche si possa prevedere se ciò avverrà o meno e quali ne siano le probabilità, e perché dovrebbe succedere proprio ora. Ricordiamo per inciso che l’influenza aviaria è stata descritta in Italia già nel 1878.
- Molte informazioni allarmistiche riportate sui giornali su una probabile epidemia di influenza aviaria sono emerse da un convegno sull’influenza tenuto a Malta a metà settembre. Abbiamo verificato che il convegno era sponsorizzato dalle aziende produttrici di vaccini antinfluenzali e di farmaci antivirali. Tra queste, la Roche, che ha pronto un farmaco antivirale, l’oseltamivir (nome commerciale Tamiflu, non ancora in commercio in Italia). Altre volte abbiamo segnalato sulle nostre pagine come da convegni sponsorizzati da aziende farmaceutiche emergano notizie magari non false, ma comunque orientate: e lo scopo di fondo è sempre promuovere l’uso dei farmaci.
- Oggi il vaccino contro l’influenza stagionale è consigliato solo ad alcune categorie a rischio: le persone sopra i 65 anni, bambini o adulti con problemi di salute, persone con le difese immunitarie compromesse e via dicendo. E’ consigliato anche a chi è a contatto per motivi professionali con categorie a rischio o con volatili. Alle categorie a rischio è pagato dallo Stato, per gli altri è a carico del cittadino (costo da 11 a 15 euro circa). Ad oggi, non si vedono i motivi in base ai quali consigliare il vaccino antinfluenzale a tutta la popolazione. E, se davvero il vaccino fosse necessario, dovrebbe essere pagato a tutti dal Servizio sanitario nazionale.
- Al momento ci si interroga su come deve essere il vaccino contro il nuovo virus, che si potrà iniziare a preparare solo se e quando il virus sarà in circolazione e sarà stato isolato. Solo a quel punto si avrà il vaccino e, come per tutti i farmaci, sarà possibile avviare una sperimentazione sull’uomo che stabilirà la sua sicurezza ed efficacia. Dopo di che si partirà con la produzione su vasta scala. Questo processo richiede molti mesi e quindi ci sembra che questo vaccino sia un’arma ipotetica, quindi insoddisfacente per garantire di circoscrivere l’epidemia. Bisognerebbe invece agire con misure appropriate nelle zone di diffusione del virus, cioè il sud-est asiatico, per arginare l’influenza aviaria ai suoi inizi.
Abbiamo scritto una lettera al ministero della Salute, chiedendo:
1) su quali basi scientifiche sia stata estesa la raccomandazione del
vaccino antinfluenzale a tutta la popolazione;
2) su quali basi scientifiche siano state prenotate dosi di farmaci
antivirali, di cui non si conosce l’efficacia nei confronti del nuovo virus;
3) quali sono gli accordi economici presi fra Ministero e aziende: chi
paga in caso di rientrato allarme?
4) se alcuni farmaci sono ritenuti efficaci (per esempio il vaccino
antinfluenzale per le persone non a rischio), perché il cittadino deve
pagarseli di tasca sua?
(dal sito di Altroconsumo)