Clamoroso sul Lancet: i dati sulla riduzione del rischio di cancro orale da parte dei FANS erano inventati
Ma dove sta andando la ricerca scientifica?
di Renato Rossi
Il Lancet aveva pubblicato uno studio caso-controllo (Lancet 2005; 366: 1359-1366) da cui risultava che l'uso di farmaci antinfiammatori non steroidei è associato ad una riduzione del rischio di cancro orale.
Commentando quello studio Luca Puccetti faceva giustamente notare che questi dati andavano interpretati con molta cautela in quanto vi potevano essere numerosi fattori confondenti. Ora la rivista pubblica una cosiddetta "Espression of concern" a firma di Richard Horton (Lancet 2006; 367:196) in cui si dice in buona sostanza che i dati dello studio sono stati "inventati", per ammissione dello stesso autore. La notizia ha quasi dell'incredibile, anche se non è la prima volta e probabilmente non sarà l'ultima (la vicenda della memoria dell'acqua è ancora stampata nella memoria di noi tutti).
Del tutto recentemente il New England Journal of Medicine ha pubblicato qualcosa di analogo per quanto riguarda lo studio VIGOR. In questo studio sarebbero stati taciuti tre infarti nel gruppo in trattamento con rofecoxib.
La ditta produtrice ha risposto alle accuse dicendo che gli eventi cui si riferisce l'editoriale del NEJM sono stati riportati dopo il periodo di cut-off prespecificato e dunque per tale motivo non sono stati inclusi nel rapporto preliminare (per altri particolari vedi pillola realtiva del 10 dicembre 2005).
Tutto questo pone un grosso interrogativo: quanto dobbiamo/possiamo fidarci dei ricercatori e in seconda istanza delle riviste che pubblicano gli studi, siano esse le più quotate e famose?
La ricerca scientifica, che era nata per chiarire i dubbi e togliere la pratica della medicina dalla soggettività, sembra aver perso la bussola. Per averne un esempio basta scorrere, sempre nel numero del Lancet del 21 gennaio 2006, i vari botta e risposta tra studiosi sulla interpretazione dello studio ASCOT-BPLA (vedi pillola relativa).
Leggendo i vari interventi che citano studi e metanalisi tra loro in contraddizione fa fatica a trovare il bandolo anche chi di queste cose si appassiona, figuriamoci come ci si trova un medico pratico che, ovviamente incapace di dirimere una diatriba tra esperti, si chiede: ma chi ha ragione?
L'impressione è di trovarsi sempre più sulla cima di una vera e propria torre di babele di biblica memoria.