Linee guida sul trattamento dell'obesità
L' American College of Physicians (ACP) ha
pubblicato le sue linee guida sul trattamento dell'obesità, frutto di una
revisione di tutta la letteratura esistente.
Si stima che ogni anno muoiano negli USA circa 300.000 persone per cause
legate all' obesità mentre i costi sanitari diretti per questa patologia
rappresenterebbero, sempre negli USA, il 9,4% della spesa sanitaria globale.
L'ACP distingue tra sovrappeso (BMI > 25 kg/m2 e < 30 kg/m2) e
obesità (BMI >= 30 kg/m2) e avverte che le linee guida vanno applicate
solo ai soggetti obesi (lasciando intendere che in quelli sovrappeso
l'approccio dovrebbe essere solo di tipo non farmacologico).
Queste le raccomandazioni:
1) l'approccio iniziale deve prevedere una modificazione dello stile di vita
(dieta, attività fisica)
2) nel caso queste misure siano insufficienti si può associare un trattamento
farmacologico dopo aver informato il paziente dei rischi della terapia e della
mancanza di dati circa la sua efficacia e sicurezza a lungo termine
3) nei pazienti con BMI > 40 che non rispondono alle misure precedenti
oppure che soffrono di diabete o sindrome delle apnee ostruttive può essere
utile ricorrere alla chirurigia bariatrica.
Gli studi sui farmaci antiobesità mostrano delle
importanti limitazioni: sono di breve durata, hanno coinvolto campioni non
numerosi di pazienti e il tasso di abbandono degli studi è elevato. L'uso dei
farmaci per 6-12 mesi porta a perdite di peso tutto sommato modeste,
dell'ordine medio di 3 - 5 kg; tuttavia anche una pedita di peso così piccola
può essere utile in quanto può risultarne un miglior controllo dei
principali fattori di rischio associati
all' obesità (diabete, ipertensione, dislipidemia). Ci sono ancora punti non
risolti come la sicurezza a lungo termine di questi farmaci mentre non ci sono
dati per affermare che la terapia farmacologica diminuisce la mortalità e la
morbidità legate alle complicanze dell'obesità.
Tra i farmaci considerati dalle linee guida ricordiamo la sibutramina, l'orlistat,
il bupropione e la fluoxetina.
La scelta del farmaco va personalizzata tenendo conto sia delle patologie
associate che delle eventuali controindicazioni presenti e degli effetti
collaterali. In ogni caso il paziente va informato dei possibili effetti
avversi e del fatto che non sappiamo quale sia la sicurezza e l'efficacia del
trattamento farmacologico a lungo termine.
Gli studi sulla chirurgia dell'obesità hanno
molti limiti come per esempio la mancanza di gruppi di controllo, tuttavia da
essi risulta che l'intervento può portare ad una perdita di peso di circa
20-30 kg e che tale perdita si mantiene fino a 10 anni. Inoltre ad una perdita
così importante si associa un miglior controllo dei fattori di rischio
(diabete, ipertensione, dislipidemia). Bisogna ricordare però che la
chirurgia bariatrica è gravata da una mortalità che si aggira sull'1,9%. Non
è noto, per mancanza di studi, quale sia il trattamento chirurgico
preferibile mentre è consigliabile rivolgersi a centri di provata esperienza
perchè gli outcomes sono migliori. Il by pass gastrico sembra produrre una
perdita di peso maggiore rispetto agli interventi di gastropalstica.
Fonte:
Ann Intern Med. 2005;142:525-531
Commento di Renato Rossi
Ci sono numerose evidenze di tipo epidemiologico che dimostrano come l'obesità
sia associata ad un aumento di morbidità (soprattutto cardiovascolare) e di
mortalità, soprattutto a causa delle complicanze dei fattori di rischio
associati (diabete, ipertensione, ipercolesterolemia). Purtroppo la
perdita di peso è molto difficile da ottenere.
I cambiamenti dello stile di vita (dieta, attività fisica) vengono perseguiti
in modo inconstante e richiedono tempo e sacrificio, per cui molti pazienti vi
si attengono per periodi limitati.
Le terapie farmacologiche ottengo risultati tutto sommato modesti in termini
di riduzione del peso corporeo, tuttavia spesso utili per migliorare in
qualche maniera il controllo dei fattodi rischio associati.
La perdita media di peso a 12 mesi riscontrata negli studi con i vari farmaci
è di 4.45 kg per la sibutramina, di 2.89 kg per l'orlistat, di 3.15 kg per la
fluoxetina, di 2.8 kg per il bupropione. Tuttavia spesso il calo
ponderale non viene mantenuto nel lungo periodo, gli effetti collaterali
possono essere fastidiosi o anche pericolosi e molti pazienti sono costretti a
sospendere il trattamento per intolleranza. La sibutramina può causare ansia,
lieve tachicardia o modesto rialzo pressorio; l'orlistat diarrea , flatulenza
e gonfiore addominale; la fluoxetina agitazione e ansia; il bupropione
insonnia e parestesie.
La chirurgia bariatrica non è esente da rischi sia immediati (mortalità
perioperatoria) che a lungo termine (necessità di reintervento,
colecistopatie, malassorbimento) e ci si dovrebbe affidare a centri di
eccellenza con la necessaria esperienza nella tecnica chirurgica.
In conclusione l'obesità appare ancor oggi, nonostante i progressi della
scienza medica, una patologia difficile da curare e una sfida per i pazienti
ma anche per i medici.