Il
medico e' innocente se il suo intervento non ha possibilita' di successo
Se l' intervento medico non ha possibilita' di successo, il sanitario non risponde dell' insuccesso terapeutico.
Questo principio, apparentemente
banale ma spesso disatteso dalle Corti di merito, e' stato confermato dalla Corte di
Cassazione che, con sentenza n. 19133/2004 (III sez. civile) ha affermato che
il medico non risponde di malpractice se si prova che il suo intervento, correttamente
svolto, non avrebbe comunque avuto apprezzabili possibilità di successo.
I fatti: i genitori di una bimba, nata prematura (alla 33esima settimana) e
diventata cieca per una retinopatia si sono rivolti ai magistrati sostenendo che la
cecità era dovuta alla mancanza di cure appropriate e di accertamenti clinici.
Il Tribunale aveva condannato la ASL al risarcimento dei danni, ma la sentenza di primo
grado era stata poi ribaltata in appello, in quanto la Corte ritenne non provato il nesso
di causalita' tra lomissione del controllo oculistico e la cecita' insorta
successivamente.
I genitori ricorrevano in Cassazione, sostenendo che la bambina era stata sottoposta a
ossigeno-terapia (possibile causa di retinopatia) ma che non era stata sottoposta ad
adeguati controlli oculistici per cui non si era potuto provvedere a iniziare eventuali
terapie idonee ad evitare o diminuire la cecita'.
La Suprema Corte ha confermava invece la sentenza d' Appello: «Per affermare la
responsabilità dellente e dei suoi sanitari - afferma la Cassazione - non è
sufficiente dimostrare lomesso espletamento della visita oculistica sulla neonata,
ma è indispensabile provare che, se anche la visita fosse stata espletata e la
retinopatia fosse stata diagnosticata, le terapie che ne sarebbero seguite avrebbero avuto
unapprezzabile probabilità di successo». Invece tale prova era « del tutto
mancata», in base alle affermazioni del Consulente Tecnico, espressosi in senso
negativo circa la possibilita', con i trattamenti dell' epoca (chirurgia, laserterapia e
crioterapia) di evitare o lenire la cecità.