Il medico di famiglia allunga la vita
E' meglio avere piu' medici generici
e qualche specialista in meno?
Alcune riflessioni a margine di uno studio americano di politica sanitaria.
Nell'ultimo decennio il ricorso alla medicina specialistica ha avuto un
incremento esponenziale in tutti i paesi occidentali mentre la medicina di base
tende, almeno in Italia, ad occupare sempre più una posizione subalterna.
Questo comporta un aumento delle spese per i servizi sanitari ma comporta anche
benefici sulla salute?
Uno studio messo online il 15 marzo 2005 da Health Affaires, un giornale che si
occupa di problematiche di politica sanitaria pubblicato solo sul web, lascia
emergere più di qualche ragionevole dubbio. In questo studio i ricercatori
hanno valutato il numero di decessi per 1.000 abitanti nel periodo 1996-2000 di
oltre 3000 contee statunitensi (il 99.9% di tutte le contee degli USA)
mettendoli in relazione con il numero di medici di medicina di base e di medici
specialisti presenti in ogni singola contea.
I dati sono stati corretti per vari fattori di confondimento come il reddito,
il livello occupazionale, la disoccupazione, la località (zona metropolitana o
rurale), presenza di anziani e di afro-americani. Alla fine i risultati
appaiono sorprendenti: le contee con una percentuale più elevata di medici di
cure primarie mostrano una mortalità più bassa ma, quello che è peggio, avere
una quantità maggiore di specialisti non sembra portare agli stessi effetti
positivi.
Non è detto che quanto risulta da questo studio sia valido per paesi diversi e
con un'organizzazione medica differente da quella USA, ma si tratta comunque di
dati su cui dovrebbero riflettere i responsabili di politica e di economia
sanitaria.
Soprattutto se a questo studio se ne affianca un altro, di due anni fa
(Ann Int Med 2003 Feb 18; 138: 273-87), in cui si dimostrò che gli anziani che
vivono in alcune regioni degli Stati Uniti in cui l'uso delle risorse sanitarie
è più elevato non hanno più probabilità di avere dei benefici maggiori in termini
di salute rispetto a chi vive in regioni in cui si spende meno.
Insomma spendendo di più in cure mediche e privilegiando la medicina
specialistica si ottengono degli esiti migliori? Pur con il beneficio del
dubbio i risultati trovati indicano che può anche non esserci una relazione
lineare tra spesa elevata e medicina specialistica e benefici ottenuti.
Questo, a pensarci bene, potrebbe non essere così sorprendente se si pensa che
la medicina specialistica, oltre ad essere più costosa, tende ad un maggior
ricorso a farmaci nuovi il cui profilo di sicurezza è meno noto, a
procedure chirurgiche e ad accertamenti invasivi che possono portare ad un
incremento degli eventi avversi di natura iatrogena.
Forse è tempo di ripensamenti : dirigere la prua verso una medicina più soft e
meno invasiva potrebbe alla fine rivelarsi vincente.
Renato Rossi (www.pillole.org )