La morte cardiaca improvvisa
dopo un infarto del miocardico: quali sono i fattori prognostici negativi?
Un' analisi dei dati dello
studio VALIANT mostra che il 7% dei pazienti arruolati (n = 1067) ebbe un
arresto cardiaco in media 6 mesi dopo l'infarto: 903 andarono incontro a morte
improvvisa e 164 furono sottoposti con successo alle manovre di ranimazione.
la frequenza di eventi (morte improvvisa o arresto cardiaco) era più elevata
nei primi 30 giorni dopo l'infarto (1,4% al mese) per ridursi a 0,14% al mese
dopo i primi due anni.
I pazienti con frazione di eiezione ridotta (30% o meno) erano quelli più a
rischio (2,3% al mese nei primi 30 giorni). Ogni riduzione del 5% della
frazione di eiezione era associata ad un aumento del 21% del rischio di morte improvvisa
o arresto cardiaco nei primi 30 giorni.
Gli autori concludono che il rischio di morte improvvisa o arresto cardiaco nei
pazienti post-infartuati è più elevato nei primi 30 giorni e che i maggiori
fattori di rischio sono una ridotta frazione di eiezione o l'esistenza di uno
scompenso cardiaco.
Ref:
Solomon SD et al. for the Valsartan in Acute Myocardial Infarction Trial
(VALIANT) Investigators
Sudden Death in Patients with Myocardial Infarction and Left Ventricular
Dysfunction, Heart Failure, or Both
N Engl J Med 2005 Jun 23; 352: 2581-2588
Commento di Renato Rossi
Nello studio VALIANT (Pfeffer MA et al. N Engl J Med 2003 Nov 13;
349:1839-1906) erano stati arruolati oltre 14.000 pazienti con infarto acuto
del miocardio complicato da disfunzione ventricolare sinistra o scompenso
cardiaco. I soggetti, da 0.5 a 10 giorni dopo l'infarto acuto, vennero
randomizzati a valsartan, a captopril o all'associazione di entrambi i
farmaci. L'end-point primario era la mortalità da ogni causa.
Durante il follow-up medio di 24.7 mesi, morirono 979 pazienti nel gruppo
valsartan, 941 nel gruppo valsartan associato a captopril e 958 nel gruppo
captopril. La differenza tra i gruppi non era significativa. Non vi era
differenza neppure per quanto riguarda un end-point composito che assemblava
eventi cardiovascolari fatali e no.
Gli autori dello studio concludevano che il valsartan non è inferiore al
captopril in soggetti infartuati con disfunzione ventricolare sistolica o
scompenso cardiaco e che la combinazione dei due farmaci aumenta gli effetti
collaterali senza portare ulteriori benefici.
Questa ulteriore analisi dello studio ha preso in esame i casi di morte
improvvisa e di arresto cardiaco che, notoriamente, sono una complicanza
temibile e frequente soprattutto nei primi mesi dopo l'infarto. L'analisi
conferma che il rischio è elevato soprattutto nei primi 30 giorni e
particolarmente nei pazienti che hanno una frazione di eiezione molto
compromessa (30% o meno) o un chiaro scompenso cardiaco. Il problema diventa
quindi quello di individuare i soggetti più a rischio da sottoporre ad adeguata
profilassi con l'impianto di un defibrillatore-cardioverter.