Nuovi trattamenti del Diabete mellito: insulina inalatoria, Exenatide
Nel primo studio [1] sono stati reclutati 309 pazienti
diabetici, senza patologia respiratoria significativa, con valori di
glicoemoglobina compresi tra 8% e 11%, già in trattamento con due farmaci
antidiabetici orali. I partecipanti sono stati randomizzati in tre gruppi:
insulina inalatoria da sola, insulina + antidiabetici orali, antidiabetici orali
senza insulina. L'end-point primario era il cambiamento dei valori di
glicoemoglobina rispetto al baseline a 12 settimane.
Rispetto al gruppo di controllo (quello che aveva
continuato ad assumere solo i farmaci antidiabetici orali) la glicoemoglobina si
ridusse in media di 1,67 punti nel gruppo insulina inalatoria + antidiabetici
per os e di 1,18 punti nel gruppo insulina da sola. Valori di glcoemoglobina
inferiori al 7% si ottennero nel 32% del gruppo insulina + agenti orali e solo
nell'1% del gruppo antidiabetici orali. Ipoglicemia,
aumento lieve del peso corporeo e anticorpi anti-insulina si ebbero più
frequentemente nei gruppi trattati con insulina inalatoria, mentre la funzione
polmonare non differiva tra i tre gruppi.
Nel secondo studio [2] , durato 26 settimane, sono
stati arruolati 551 pazienti con diabete tipo 2 poco controllato (glicoemoglobina
compresa tra 7% e 10%) nonostante terapia con metformina associata a
sulfonilurea.
I partecipanti sono stati randomizzati ad exenatide (10 μg due volte al giorno) o insulina glargina dosata in modo
tale da mantenere la glicemia a digiuno al di sotto di 100 mg/dL. Al baseline la
glicoemoglobina media era di 8,2% nel gruppo exenatide e di 8,3 nel gruppo
insulina glargina. Alla 26 settimana essa era ridotta di 1,11% in entrambi i
gruppi.
Paragonata alla insulina glargina l'exenatide era
associata ad una maggior riduzione delle escursioni della glicemia
post-prandiale mentre l'insulina riduceva maggiormente la glicemia a digiuno.
Il peso corporeo era ridotto di 2,3 kg in media nel gruppo
exenatide e aumentato di 1,8 kg nel gruppo insulina. L'ipoglicemia notturna era
meno frequente con l'exenatide mentre gli episodi di ipoglicemia sintomatica
erano simili nei due gruppi.
Gli effetti collaterali maggiori dell'exenatide furono di
tipo gastrointestinale: nausea (57,1% vs 8,6%), vomito (17,4% vs 3,7%) e diarrea
(8,5% vs 3,0%).
Ref: 1) Ann Intern Med 2005 Oct 18; 143. 549-558
2. Ann Intern
Med 2005 Oct 18; 143: 559-569
Commento di Renato Rossi
Il primo studio dimostra che l'insulina inalatoria
migliora il controllo glicemico quando viene aggiunta oppure sostituisce gli
antidiabetici orali. Come la terapia con insulina tradizionale può comportare
episodi ipoglicemici e aumento di peso ma ha il vantaggio di una maggior
accettabilità da parte del paziente. Tuttavia lo studio presenta alcune
limitazioni: oltre a non essere in cieco (cosa che però non ha probabilmente
comportato errori nel determinare i vari end-point) era di durata troppo breve,
non ha confrontato l'insulina inalatoria con una terapia orale più aggressiva e
con insulina tradizionale.
Il secondo studio, pur esso in aperto, ha valutato l'exenatide,
un peptide sintetico iniettabile che stimola il rilascio di insulina dalle
cellule pancreatiche. Lo studio però è stato caratterizzato da un tasso di
drop-out elevato per l'exenatide (19,4% vs 9,7% dell'insulina). La percentuale
di effetti collaterali di tipo gastroenterico è stata considerevolmente alta
nel gruppo exenatide: un paziente su 2 lamentava nausea e quasi uno su 5 vomito.
Già studi precedenti avevano mostrato che l'exenatide,
aggiunta alla terapia orale, può migliorare il controllo
glicemico, ma anche che gli effetti collaterali a livello gastroenterico
sono molto frequenti. Inoltre gli studi hanno avuto una durata troppo breve (in
media 30 settimane) per cui non sono noti efficacia e sicurezza a lungo termine.
La necessità di dover ricorrere alla somministrazione sottocutanea potrebbe
costituire un altro limite del farmaco.
In conclusione l'insulina per via inalatoria e l'exenatide
potrebbero costituire un passo in avanti nella terapia del diabete tipo 2, la
prima perchè migliora la compliance, la seconda perchè non comporta un aumento
del peso, effetto collaterale tipico dell'insulina. Tuttavia saranno necessari
altri studi, di più lunga durata e di maggior casistica, per stabilire
l'efficacia di queste nuove armi sia nei confronti di nuovi farmaci
antidiabetici come i glitazoni sia sulle complicanze a lungo termine della
malattia diabetica.