"Scienza e Professione"
Mensile di informazione e varie attualita' - Reg.
Trib. Roma n. 397/2004 del 7/10/2004
Resp.: Daniele Zamperini O.M. Roma
19738 - O. d. G. Lazio e Molise 073422
La riscossa dell'elettroshock
La terapia elettroconvulsiva migliorerebbe l'umore, la qualità della vita e la
capacità di compiere le attività quotidiane nei pazienti con depressione severa in bae
ai risultati di una ricerca della Wake Forest University Baptist Medical Center di
Winston-Salem, North Carolina - USA.
Lo studio ha considerato 77 depressi gravi, sottoposti a test valutativi e analisi
cliniche effettuate sia prima l'elettroterapia che immediatamente dopo e successivamente a
due e quattro settimane.
Il 66 per cento dei pazienti ha presentato un miglioramento relativamente a tono
dell'umore, stato cognitivo e qualità della vita già a partire dalla seconda settimana
post trattamento.
fonte: The British Journal of Psychiatry (2004) 185: 405-409
Link: http://bjp.rcpsych.org/cgi/content/abstract/185/5/405
segnalato da: NEWSLETTER MDF News
Commento di Luca Puccetti
Corsi e ricorsi non solo storici, ma anche scientifici o per meglio dire parascientifici.
Il Britain's National Institute of Clinical Excellence (NICE), ha raccomandato forti
limitazioni all'impiego dell'elettroschock, sconsigliandone un utilizzo come terapia di
mantenimento nella depressione.
http://www.nice.org.uk/pdf/59ectfullguidance.pdf
Già nel 2003 una revisione sistematica ad opera di John Geddes, Department of Psychiatry,
University of Oxford, pubblicata su Lancet (Lancet 2003; 361: 799-808 ), aveva rilevato
che la terapia elettroconvulsivante è efficace nel trattamento della depressione e
persino migliore dei farmaci nel breve periodo, tuttavia erano stati evidenziati deficit a
carico della memoria.
L'elettroshock è in uso dal 1930 ed è stato spesso oggetto di feroci polemiche e
diatribe più ideologiche che scientifiche.
In Italia la polemica divampò nel 1999 allorquando l'allora ministro Rosi Bindi emanò
una circolare, indirizzata agli assessorati regionali alla sanità e ai servizi
psichiatrici, nella quale si trasmetteva il parere del CSS che definiva l'elettroschock un
"un presidio di provata efficacia in patologie specifiche tra le quali alcune forme
di depressione". Nella circolare si raccomandava: «un'attenta vigilanza sui
possibili abusi, sottolineando che la terapia elettroconvulsivante pone controindicazioni
di natura strettamente medica alquanto limitate, non provoca danni fisiologici e ha
effetti collaterali moderati e circoscritti nel tempo. Il suo impiego è quindi motivato
dall'obbligo primario e ineludibile di salvare la vita del paziente e di tutelarne la
salute, primo tra gli obblighi deontologici del medico. L'evidenza d'efficacia pone anche
la questione se sia giusto relegare l'intervento al ruolo di ultima scelta sottoponendo i
pazienti a lunghi periodi di tentativi farmacologici e inutili sofferenze».
http://www.no-guide.info/xstop/Stampa%20e%20articoli/Il%20Manifesto.php
Tra i più accesi oppositori ci fu l'onorevole Antonio Guidi, psichiatra e membro della
Commissione affari sociali della Camera che sentenziò: «Da decenni l'uso e l'abuso
dell'elettroshock appartengono alle forme più deteriori della psichiatria ed ora questa
tecnica obsoleta e dannosa viene avallata e diventa una terapia di stato.».
Speriamo che questo ulteriore contributo riporti la questione dove dovrebbe stare ossia
nell'ambito di un dibattito scientifico e non di una discussione emotiva e preconcetta su
argomenti che purtroppo meritano invece tutto il nostro rigore metodologico e la nostra
indipendenza di giudizio professionale. Chi ha avuto la ventura di imbattersi in un
catatonico grave puo' rendersi conto di quando la ECT sia una strada da praticare o meno.