Quel virus sintetico che ci avvicina alla creazione dell'uomo. Di Massimiliano Fanni Canelles
L'uomo sta raggiungendo le capacità del suo creatore. Oggi è in grado
di costruire una vita diventando a sua volta il Dio di nuovi esseri ed in seguito il
passaggio a forme di vita più complesse potrebbe essere solo formalità. Le notizie
apparse recentemente sulla "costruzione" di virus in laboratorio spingono i
nostri pensieri verso fantasie fantascientifiche che sconfinano con il soprannaturale.
Già nel 2002 il mondo scientifico mondiale era stato messo in allarme da una notizia
comparsa sulle prime pagine dei giornali americani che segnalava come un gruppo di
ricercatori aveva assemblato in modo artificiale il virus della poliomelite. Un nuova
forma di vita costruita ad immagine e somiglianza di quella già esistente; processo
questo che è stato anche alla base della "creazione" di PhiX, un virus
sintetico identico a quello naturale, uscito recentemente dai laboratori dell'università
del Maryland.
Ma cosa si intende per essere vivente e cosè un virus? La vita come noi la
conosciamo esiste in funzione della replicazione dellessere, cioè solo chi è in
grado di generare una progenie può essere considerato un essere vivente. Ed è proprio
lessere vivi che permette allorganismo di potersi adattare alle mutazioni
dellambiente. Il regno vegetale ed animale evolve perché figlia, quindi perché
vive. Un vantaggio indiscutibile che ha però nella morte dei singoli organismi il
rovescio della medaglia. Gli elementi del regno minerale invece sono statici, non si
duplicano, non figliano, quindi non vivono e di conseguenza non muoiono. Una legge
inderogabile alla quale però un piccolo essere non vivente riesce a sfuggire: il virus.
Questo ha la staticità del regno minerale, non muore e quindi non vive fino a quando non
incontra un organismo superiore. Come i cristalli i virus rimangono inalterati nel tempo
fino a quando il loro involucro entra in contatto con una cellula animale o vegetale.
Quando questo avviene linvolucro spinge allinterno della cellula ospite un
piccolo codice genetico. Il virus quindi muore perché si priva dellunica molecola
che possiede, ma con questa operazione costringerà la cellula "infettata" a
costruire nuovi virus che in seguito la uccideranno per uscire.
Limportanza dei metodi che da circa un anno vengono messi appunto per la sintesi
artificiale di virus è dovuta al fatto che nulla di naturale viene utilizzato per il loro
assemblaggio. Fino ad ora per creare un virus in laboratorio si introduceva in cellule
animali o batteriche una sequenza di geni virali e si aspettava che la cellula costruisse
nuovi virus. Oggi invece non abbiamo più bisogno di una mamma-cellula per fare questo,
siamo in grado in laboratorio di costruire le scatole di contenimento e di introdurre
allinterno i codici genetici che vogliamo senza utilizzare la sintesi proteica della
cellula.
Questo ci permette virtualmente di ottenere qualsiasi tipo di virus, ma se
linvolucro che costruiamo non ha la forma esatta per attaccarsi alla superfice della
cellula che vogliamo "colpire" la nostra costruzione sarà molto più simile ad
un minuscolo sassolino che ad una piccola forma di vita. Infatti se il virus sintetizzato
non sarà in grado di attaccarsi ad una parete cellulare non potrà duplicarsi e quindi
non potrà vivere.
Le potenzialità di queste tecniche in campo medico sono molteplici, allinterno di
virus artificiali, opportunamente costruiti per attaccarsi, e quindi infettare cellule
bersaglio, possono essere inseriti i codici genetici mancanti o terapeutici necessari alla
cura di varie malattie. La difficoltà attuale è quella però di costruire degli
involucri capienti e capaci di poter interagire con le pareti cellulari umane ma diversi
da quelli naturali già esistenti. Prospettive affascinanti che stanno suscitando
l'interesse del governo statunitense e linquietudine di scienziati che vedono i
finanziamenti a queste ricerche un trampolino di lancio verso nuove strategie terapeutiche
ma anche verso nuove strategie militari.
Quello che luomo sta costruendo nei laboratori è quindi molto più simile ad una
costruzione di "meccano" che ad una nuova forma di vita. Luomo non è un
Dio e prima di tutto deve imparare il rispetto, poi assumere lumiltà e la
conoscenza dei processi naturali tenendo ben presente le conseguenze di quello che può
accadere continuando a giocare a fare il Dio.